search

Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Un gioioso paesaggio che unisce

Vi segnalo un piccolo video su Youtube che è stato girato il 9 settembre scorso alla Stazione centrale in occasione della manifestazione dell’associazione italiana di architettura del paesaggio  Aiapp per presentare la prima completa rassegna dei progetti dei soci paesaggisti.
E’ bello vedere tanti giovani con magliette intitolate al paesaggio che unisce, che era l’azzeccato slogan della giornata, con messagi e auguri al buon paesaggio. Si tratta di uno dei tanti modi di fare cultura del verde.

Si può fare: l’esempio dei giardini gestiti dalla Fondazione Torino musei.

L’altra settimana sono andata a visitare i due giardini medievali – quello del Borgo ormai collaudato e quello nuovissimo di Palazzo Madama – gestiti dalla Fondazione Torino Musei, una fondazione senza scopo di lucro partecipata come primo fondatore dal Comune oltre che da enti pubblici e privati che ha la finalità di conservare e valorizzare i 4 musei a lei assegnati –  inclusi i loro giardini – favorendone la massima fruizione da parte del pubblico (oltre al Borgo e a Palazzo Madama, GAM e MAO). La guida di questa piacevolissima e istruttiva visita è stato Edoardo Santoro, il giovane e appassionato agronomo che cura per conto della Fondazione questi spazi verdi. Ho trovato molto interessanti, ben curati nei particolari delle strutture e nella vegetazione i due giardini e ho amato in particolare quello del Borgo non solo perchè ormai maturo (è stato realizzato nel 1997 , risistemato recentemente e aperto al pubblico separatamente dal museo a partire dal 2007)  ma anche perchè più spontaneo e poetico con un bell’equilibrio tra le strutture, la pavimentazione e i materiali rispetto al nuovo giardino di Palazzo Madama (per il momento visitabile solo assieme al museo ma con la prospettiva di avere anche un ingresso autonomo), che ha dovuto fare i conti con la presenza di numerosi vincoli impiantistici e in primis con l’esigenza di una fruizione dei diversamente abili . Quello che in particolare mi ha colpito è l’intelligente politica di gestione di questi spazi verdi che prevede il coinvolgimento di alcuni volontari “senior civici” che contribuiscono alla perfetta manutenzione dei giardini, ne curano romanticamente alcuni teneri e piacevoli elementi di decoro e, soprattutto, gestiscono il piccolo vivaio di riproduzione, che serve i due giardini, seminando e facendo talee. Nei due giardini viene applicata la lotta naturale contro malattie e parassiti evitando ogni uso di prodotti chimici. Infine un ricco programma di eventi contribuisce a coprire parte delle spese di gestione e assicura un coinvolgimento dei visitatori con programmi di educazione e di divulgazione storico-ambientale.
Qui di seguito alcune immagini dei due giardini

Un particolare delle strutture di salice intrecciato

Il giardino delle delizie con la piccola fontana centrale

Uno dei pannelli che illustrano le proprietà delle essenze, tratte da un'opera del 1300 di De Crescenzi

Giardino dei semplici

Particolare della piccola struttura che funge da esposizione di antichi attrezzi, coperta da zucche, con appese piccole coroncine

Particolare di una delle strutture che reggono le piante

Un bellissimo fagiolo rosso rampicante Dolichos

Vista dall'alto del nuovo giardino medievale nel fossato di Palazzo Madama

Planimetria del giardino

Scorcio del pollaio con le simpatiche galline di legno

Scorcio dell'orto con le tradizionali aiuole rialzate bordate di salice intrecciato

Un pisello selvatico si avvolge su una delle classiche strutture di sostegno

Edoardo Santoro ci mostra il piccolo annaffiatoio di ceramica riprodotto su un disegno originale

Una colorata composizione di cavoli con i fiori del fagiolo Dolichos

Una prospettiva del giardino con sullo sfondo la falconaia

Note a margine del convegno I maestri del paesaggio, Bergamo, 4-5 settembre 2011

Il convegno organizzato da Arketipos è stata l’occasione per conoscere i progetti di alcuni tra i più qualificati paesaggisti che operano sulla scena internazionale.
Senza pretendere di fornire un resoconto dettagliato dei loro interventi vorrei soffermarmi con alcune brevi segnalazioni a commentare alcuni degli interventi che mi hanno maggiormente suggestionato corredandoli da alcune immagini che ho scattato durante il convegno (quindi immagini non tanto belle, ma spero comunque tali da fornire suggestioni).
Tra i paesaggisti che affrontano la scala maggiore del paesaggio ho trovato molto affascinante l’approccio di Lodewijk Baljon, di stanza ad Amsterdam, che ha presentato tra gli altri un ambizioso progetto la cui sfida è un paesaggio che nasce prima della città e integra tutti gli aspetti progettuali in un ambiente sostenibile. L’intervento è collocato in un polder di circa 200 ettari e la sfida appunto quella di ideare per prima cosa un paesaggio che solo successivamente, dopo circa 5 anni dalla realizzazione dell’intervento paesaggistico, accoglierà un complesso residenziale dove ogni casa resterà invisibile dalle altre vicine e strettamente collegata alla natura circostante.

Giardino a Delft, Olanda

Sulla scala urbana opera il paesaggista Peter Fink, fondatore dello studio FoRM e con un interessante background formativo che spazia dall’ingegneria, alla filosofia e alle arti visive.
Molti dei suoi lavori all’insegna del Green urbanism sono progetti partecipati con un forte coinvolgimento delle collettività.

Millwall dock, Londra: ridefinizione del waterfront con giardini galleggianti collegati fra loro

Rendering del progetto londinese

Tra i progetti presentati dal prestigioso studio olandese West8, che conta uno staff di oltre 70 professionisti di differenti discipline, ho trovato molto affascinante l’intervento “10.000 bridges” ideato per la International Horticultural Expo 2011 di Xian, in Cina.

10.000 bridges, Expo Xian

Alberi inclinati in un progetto ad Anversa

Tra i paesaggisti che operano invece piuttosto sulla scala del giardino segnalo la garden designer inglese Charlotte Rowe, che ha un curriculum molto particolare: dopo aver studiato storia dell’arte in Italia (tra i suoi riferimenti fondamentali i quadri di Piero della Francesca per le sue prospettive e per la plasticità e semplicità delle linee), design e orticultura, ha lavorato per 15 anni come marketing manager e nel 2001 ha completato i suoi studi in garden design e ha aperto uno studio a Londra. Nei suoi giardini, spesso di contesto urbano, l’acqua e la luce sono due componenti fondamentali e davvero superba la sua capacità di integrare casa e giardino.

Infine una breve menzione ai progetti del garden designer inglese Andy Sturgeon, pluripremiato al Chelsea Flower Show di Londra. Spesso nei suoi giardini gioca con le tonalità del verde da lui giudicato il colore che meglio ci fa sentire in pace con il mondo.

Progetto presentato al Chelsea

Nello stesso giardino effimero stupendo gioco con piccoli quadrati di acqua

Interessanti i pannelli di rete metallica con inserti di acrilico blu e pietre

Progetto più formale con parterre e tulipani vermigli

Contro la vivisezione

Pubblico qui di seguito – con indicazione dei siti su cui è possibile firmare l’appello contro la vivisezione – un comunicato di Promiseland.it attiva da oltre 12 anni nella lotta contro la vivisezione.

Contro la Vivisezione Promiseland: Uniti Contro la Vivisezione

La scadenza del 2013 (data in cui si spera che la sperimentazione cosmetica su animali venga definitivamente vietata) potrebbe essere una vittoria importantissima o una sconfitta dolorosaSta a tutti noi contribuire affinchè possa essere una data da ricordare e un giorno di gioia per tutti.
Promiseland.it è da oltre 12 anni in prima fila nella lotta alla vivisezione dando supporto e visibilità in Italia ad ogni iniziativa delle più importanti associazioni animaliste internazionali ed anche alle più piccole iniziative Nazionali o Regionali…
Tutte le iniziative antivivisezione ed a favore dei diritti animali hanno sempre trovato su Promiseland.it ampio spazio e collaborazione.
E’ proprio in quest’ottica costruttiva che abbiamo deciso di non dar luogo ad un’ennesima campagna di raccolta firme contro la vivisezione, ma di mettere a disposizione il nostro lavoro per supportare ancora una volta e con la massima energia le campagne antivivisezione già in atto che hanno bisogno della collaborazione di tutti.
Mai come adesso è importante aderire a queste iniziative.
Mai come adesso dobbiamo INSIEME far sentire la nostra voce in difesa degli animali vittime di queste mostruosità.
E’ importante aderire a TUTTE queste campagne antivivisezione.
Facciamolo senza rimandare.
Facciamolo SUBITO !!!

PeTA:
http://action.peta.org.uk/ea-campaign/clientcampaign.do?ea.client.id=5&ea.campaign.id=8459&c=pukfpaa

LEAL:
http://www.leal.it/petizione-online-contro-i-test-animali-per-i-cosmetici-firma-anche-tu/

LAV:
http://www.lav.it/index.php?id=1702

NOCRUELCOSMETICS:
http://www.nocruelcosmetics.org/sign_up.php?lang=italy

HUMANESOCIETY:
https://secure.humanesociety.org/site/Advocacy?pagename=homepage&page=UserAction&id=4543

THEPETITIONSITE:
http://www.thepetitionsite.com/298/stop-animal-testing-for-cosmetics

Bergamo: fiori e piante in piazza

In occasione del convegno internazionale “12 maestri del paesaggio” che si è tenuto il primo weekend di settembre a Bergamo nella stupenda coreografia di Piazza Vecchia a Bergamo alta è stato allestito un giardino effimero con semplici aiuole bordate di legno bianco ad accogliere una bellissima composizione di erbacee perenni e graminacee, scandita da piccole betulle dalle cortecce bianche e da sfere di bosso.(Fiori in piazza).
Il progetto è stato ideato dalla paesaggista Lucia Nusiner dello Studio GPT con la collaborazione del Vivaio Valfredda.
Ho trovato molto interessante che un incontro di studi dedicato ad un confronto di progetti a livello internazionale diventasse anche l’occasione per mostrare al pubblico un’idea originale di composizione di aiuole urbane con uso così sapiente e piacevole di essenze che purtroppo assai raramente vengono utilizzate negli spazi pubblici. Ho notato che tutte le persone che passavano per la piazza erano molto incuriosite da questo piccolo giardino, che sostavano ad ammirare le composizioni e si documentavano per capire quali essenze erano state impiegate.
Qui di seguito una piccola galleria di immagini

Vista d’insieme di una delle aiuole centrali tutta giocata sui toni del rosa e del blu

Aiuola tutta di graminacee punteggiata da alcune betulle (Betula utilis Jacquemontii)

Ai piedi delle betulle composizione di Verbena bonariense e Pennisetum

Accanto alle sfere di bosso ancora Pennisetum, Verbena e Gaura lindheimeri

Particolare di un accostamento di Echinacea purpurea ‘Magnus’, Salvia nemorosa ‘Caradonna’ e Sedum telephium ‘Fetthenne’

Composizione con Salvia ‘Caradonna’ Perovskia atriplicifolia ‘Blu spire’ e Allium ramosum dai fiori bianchi

Particolare della scenografia vegetale sul palco con ciuffi di Festuca e un tappeto fiorito di Lippia nodiflora

Una bella composizione fiorita in vaso

Aiapp presenta la prima grande rassegna di progetti e paesaggisti italiani

Venerdì 9 settembre la stazione centrale di Milano ha ospitato la prima tappa dell’iniziativa “Il Paesaggio che unisce”, l’evento organizzato dall’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio per presentare – in un viaggio da Milano a Napoli con tappe Bologna, Firenze e Roma – il volume “Architettura del paesaggio in Italia” curato da Anna Letizia Monti e Paolo Villa e pubblicato da Logos. Per festeggiare due importanti ricorrenze, i 60 anni di vita dell’associazione e il centenario della nascita del più grande paesaggista italiano, Piero Porcinai, Aiapp ha deciso di fare il punto sullo stato dell’arte della professione del paesaggista in Italia raccogliendo in un’opera collettiva 300 progetti firmati da altrettanti soci Aiapp, dei quali viene presentato un profilo biografico e progettuale.

La rassegna è suddivisa in 6 filoni che costituiscono differenti modi e scale di interpretare il lavoro di progettazione del paesaggio dal piccolo giardino privato al grande parco pubblico fino agli interventi di pianificazione del territorio. “Giardini dell’abitare” con introduzione di Biagio Guccione; “Paesaggi per la città” presentato da Franco Giorgetta; “Progettare a tema” illustrato da Giulio Crespi; “Memoria e invenzione” con un saggio di Luigi Zangheri; “Gestire le trasformazioni” affidato a Francesco Borella e “Nuovi paesaggi” a Franco Panzini.

Un momento della presentazione con Paolo Villa, Giovanni Chiaramonte, Anna Letizia Monti e Luigino Pirola

Cucina naturale e fotografia di paesaggio a La Cassera, nel Monferrato

Vi segnalo e vi raccomando due prossime iniziative che in modi diversi hanno a che fare con i temi del mio blog: la cucina naturale e la fotografia di paesaggio.
Intanto due parole sul luogo dove si terranno i corsi: La Cassera è una deliziosa locanda di campagna inserita in un contesto paesaggistico molto dolce e piacevole, quello delle colline del Monferrato, nei pressi di Acqui Terme, i due proprietari Liliana e Dario due persone che hanno il pregio di accogliere con cura e simpatia gli ospiti e poi tanti animali: oltre a Pepa, un quasi labrador nero e Gina, una simpatica gattina, i cavalli su cui è possibile montare anche per fare qualche piccola passeggiata.
La Cassera, Castelletto d’Erro (Alessandria), mail info@lacassera.it, www.lacassera.it, tel 0144/41650

L’weekend del 16-18 settembre Michele Maino, giovane chef diplomato al Cordon Bleu di Parigi che interpreta con linguaggio creativo i temi della macrobiotica, terrà un corso di cucina naturale facendo sperimentare ai partecipanti la preparazione del seitan, i modi di cottura del riso integrale, l’uso di tofu, alghe…e molto altro. Io ho seguito il corso che Michele ha fatto la primavera scorsa e l’ho trovato molto interessante e anche divertente. Da allora ho preso l’abitudine di usare le alghe e ho sperimentato con successo alcune ricette, ma soprattutto ho scoperto come possono essere gustosi e attraenti piatti che sono sani e che ci fanno stare meglio.

L’weekend 14-16 ottobre sarà la volta della fotografia con il fotografo Enrico Minasso. Mi sembra intrigante che la proposta dell’workshop sia di affrontare non tanto gli aspetti tecnici della fotografia ma, cosa assai più difficile e anche appassionante, come leggere con occhi diversi il paesaggio che ci circonda.

A proposito di Maxxi e Macro. Rita Sicchi architetto paesaggista

E’ certo che la quantità (pare 40.000 mq) e la qualità degli spazi espositivi funzionanti nella capitale sono ragguardevoli e il confronto con la presupponente pochezza milanese in questo settore, mi rattrista sempre un po’. Tant’è, Maxxi e Macro sono spazi espositivi invidiabili per immagine e per funzionalità.

Maxxi, anche se realizzato solo in parte rispetto al progetto, appare come un’architettura straordinaria, nata da un “movimento”, da un segno flessuoso e armonico che si adagia e si insinua nel tessuto urbano, con le sue superfici chiare e luminose. Forme curve, realizzate con strutture in cemento armato a vista, vetro e acciaio, che integrano interno ed esterno in un dialogo senza interruzione di continuità. La progettista Zaha Hadid ha dichiarato l’intento di costruire un “campus urbano aperto alla circolazione pubblica”, un luogo di fruizione invitante, e così esso appare, per le sue linee formali e la distribuzione funzionale.
L’interno è strutturato con una grande hall a tutta altezza intorno a cui ruotano gli spazi. Non è organizzato per un itinerario prefissato come il Guggenheim di New York , ma la rete di percorrenze si presta a variazioni, non è fatta per ritornare sui propri passi, ma offre una molteplicità di visuali e scenografie arricchite dalla luce diretta proveniente dalla copertura completamente trasparente e dalle ampie vetrate.
In tutto ciò l’architettura trova anche delle interessanti integrazioni con opere di scultura-design, come i proiettori rossi appesi alla struttura interna di Maurizio Mochetti, o la presenza del grande imbuto nero di Anish Kapoor o l’affresco di Sol Levitt.
Un’architettura forte e originale che si presta ad accogliere opere ed installazioni con la flessibilità e l’adattabilità consona ad un museo di nuova concezione.
Altra cosa sono, ahimè, i difetti di gestione già descritti da Laura.

A. Kapoor, Widow

Sol LeWitt, Wall drawing

Il Macro, di Odile Decq, si presenta come un garbato e geniale intervento di integrazione e recupero di una struttura esistente (ex stabilimento Peroni), parte di un isolato inserito in un contesto urbano consolidato della città. Quindi un progetto con molti vincoli, risolto in maniera impeccabile.
Le parti nuove si intersecano a quelle recuperate in un linguaggio architettonico fresco, originale e molto raffinato.
Contrasti di colori, bianco, nero e rosso, usato per i materiali di costruzione degli interni, bei giochi di luci e trasparenze con l’utilizzo vi vetro e acciaio, la discreta presenza di tocchi di verde naturale per effetto delle cime degli ailanti visibili anche dall’interno della struttura.
Anche in questa realizzazione è interessante il rapporto tra gli spazi interni e quelli vuoti all’aria aperta, una grande terrazza polifunzionale a copertura dell’edificio ricostruito, una galleria trasparente a congiungere le diverse parti del museo.
Per una sosta ho trovato ragguardevole da tutti i punti di vista anche lo spazio bar! Insomma, direi che al Macro architettura e gestione risultano in piacevole assonanza.
Buona visita a tutti.

Macro di Odile Deck, particolare degli interni

Macro, interno-esterno

Macro, Galleria trasparente

Roma: Maxii e altre nuove architetture

A fine luglio ho fatto una breve escursione a Roma per vedere le nuove architetture, dall’Auditorium di Renzo Piano fino ai più recenti musei il Macro – ampliato da un intervento stupendamente integrato alla struttura preesistente che sorge negli ex stabilimenti Peroni fino al Maxii, il nuovo museo di arte e architettura firmato da Zara Hadid.

Lasciando a Rita Sicchi- l’amica architetto che ha condiviso con me questa piccola esplorazione – il compito di raccontare il suo punto di vista sulle architetture, io mi soffermerò a segnalare, corredandoli da brevi flash di immagini, alcuni aspetti che riguardano gli esterni degli edifici, il disegno dei percorsi e alcune interessanti installazioni di paesaggisti.
La nuova ala del Macro – opera dell’architetto francese Odile Decq – colpisce per la sobrietà del progetto, per la coerenza nella scelta dei materiali e per la perfetta integrazione con la struttura preesistente; mi è molto piaciuto il piccolo cortile di ingresso coraggiosamente punteggiato da alcuni esili esemplari di ailanto che si stagliano come leggere sculture che si alzano dalla terra rivestita di ciottoli bianchi e fiancheggiano il percorso a zig zag di cemento.

Cortile di ingresso al nuovo Macro di Odile Decq

All’Auditorium di Renzo Piano ho trovato molto poetico l’angolo in cui un unico grande ulivo si staglia tra le pareti di mattone su un letto di edera.

Vasi con stipa all'esterno dell'Auditorium

Particolare di una delle tre strutture con il tetto rivestito di piombo

Il Maxii di Zaha Hadid è una struttura architettonica potente, flessuosa e avvolgente, un contenitore che si impone come un’opera d’arte e che avrebbe richiesto, a mio parere, altrettanta genialità e creatività nella delineazione dei percorsi interni alla scoperta (assai difficile) delle poche (5) opere permanenti e alla ricerca delle esposizioni temporanee. Purtroppo, da un lato non è assolutamente chiaro quali siano le caratteristiche della collezione (ad esempio gli archivi di architettura ai quali – stando alle informazioni pubblicate sul sito del museo – ci si aspetterebbe di poter accedere sono in realtà in un’altra sede e visitabili solo su appuntamento), dall’altro la collocazione delle opere e delle esposizioni temporanee è assolutamente demenziale e costringe il visitatore ad un estenuante girovagare senza costrutto. Peccato: un’altra occasione mancata che però non dioende assolutamente dal progetto architettonico, ma dalla direzione del museo.
Ho trovato veramente sapiente il disegno dei percorsi all’esterno dell’edificio che corrispondono in maniera armoniosa alla struttura curvilinea del complesso e che delimitano uno spazio outdoor che consente una piacevole fruizione. Perfetta per questo spazio l’installazione temporanea “Whatami” dello Studio staRTT, vincitrice di un concorso indetto da Macro e Moma di New York, che si presenta come un arcipelago di aree verdi, la principale più grande costellata da giganteschi fiori in acciaio e resina che forniscono ombra durante il giorno e luce di notte e altre più piccole tutte disseminate nell’area esterna al museo.

Il complesso del Maxii

La trama dei percorsi nello spazio esterno

Vista d'insieme dell'installazione dello studio staRTT con le piccole isole verdi e sullo sfondo la grande isola con sedute di legno e grandi fiori rossi

Particolare dei fiori-lampade in acciaio e resina rossa

Sullo sfondo particolare delle sedute di legno su piccoli rilievi inerbiti.

Ingresso al museo con il bel gioco di alternanza cemento e ghiaia bianca nei sentieri di accesso

All'interno forme sinuose e come colori bianco e nero: qui una nota di rosso dell'opera di Mochetti "Rete di luce nell'iperspazio curvilineo"

"Stolen paradise" di West8: un bosco composto da sagome bianche di alberi trasparenti che dialogano poeticamente con la luce degli interni.

Sempre a firma di West8 una sfilata di ceppi di albero in acciaio corten.

Molto interessante la disposizione dei pioppi cipressini in file diagonali all'esterno del museo.

Ancora letture per l’estate: a proposito di Eva e Mario Calvino

Due libri che ruotano intorno a quegli straordinari personaggi che furono Eva Mameli e Mario Calvino, i genitori di Italo, grandi botanici e agronomi

Il primo libro “250 quesiti di giardinaggio risolti”, pubblicato da Donzelli lo scorso giugno (187 pp. 19.50 euro) è un esempio di come dovrebbero essere i manuali di giardinaggio: competenti, chiari, sintetici e pragmatici. La pubblicazione raccoglie – ordinandole intelligentemente per temi in modo da agevolarne la consultazione – le risposte alle lettere dei lettori della rivista “Il giardino fiorito”, richieste di informazioni e di consulenze di appassionati molto competenti a dir la verità. L’editore Donzelli riporta così alla luce un testo che era già stato pubblicato nel 1940 da Paravia e che a mio avviso è ancora un prezioso strumento a supporto dell’attività dei giardinieri hobbisti e non. Colpisce davvero la chiarezza, la pertinenza delle risposte che sono così lontane dal tono un pò vacuo ed enfatico di tanta pubblicistica odierna. Vengono affrontati un pò tutti i problemi che si possono incontrare nel giardino, da quelli più minuti, come la terra adatta ad un certo tipo di pianta, alla scelta di alberi con forme ricadenti, a quali fiori sono adatti per un certo periodo dell’anno.

L’altro libro è l’ultima creazione di Elena Accati che da quando è andata in pensione dal suo incarico universitario è diventata una scrittrice molto prolifica anche nella letteratura di divulgazione e di educazione ambientale per i piccoli (vedi il delizioso “Avventure nel bosco. 20 storie con radici” e l’ultimo “Veleni e pettegolezzi fra piante” ).
Si tratta di “Fiori in famiglia: storia e storie di Eva Mameli Calvino”, Editoriale Scienza, 91 pp., 12 euro dedicato per l’appunto alla vita di una donna molto speciale, personaggio anticonformista, di forte temperamento e dominata da una grande passione per la ricerca nei settori della botanica, della fisiologia e della biologia. Elena Accati, che tra l’altro ha avuto la possibilità di conoscerla personalmente, ne ripercorre la vita e ne tratteggia un ritratto appassionante.

Giardini in viaggio Laura Pirovano