Nel 1889 con il Piano Beruto, Milano decise di estendersi oltre i suoi cinquecenteschi baluardi; le mura spagnole. Industriali ambizioni e una popolazione in costante aumento non consentivano più alla città di rimanere racchiusa entro quei confini. Nuove arterie e nuovi quartieri vennero progettati e poco alla volta edificati, man mano che i vecchi bastioni venivano abbattuti. Fuori Corso Monforte venne aperta l’omonima Porta(1888/89), quella che oggi conosciamo come Piazza del Tricolore, due semplici caselli daziari che ebbero vita assai breve, dato che non durarono neanche trent’anni.
LA PORTA MONFORTE APPENA INAUGURATA- L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA 1892
Si pose a quel punto il problema di come sarebbe stato il proseguimento dell’antico Corso Monforte. Con un traffico sempre più in crescita e la necessità di non congestionarlo, memori dell’errore commesso con la Vincenzo Monti(1889) ad ovest larga appena 20 metri, si optò per una grande arteria di ampio respiro verso est: larga in alcuni tratti 60 metri e mai inferiore ai 40, dove tram, carri e le prime automobili potessero defluire senza congestionare la zona. La prima parte di questa nuova arteria venne battezzata Corso della Concordia nel 1893. La Concordia che rese possibile il Risorgimento, artefice dell’Indipendenza italiana…Suona familiare? L’adiacente piazza e il successivo corso presero questi nomi nello stesso anno.
Il Corso Concordia, non solo fu concepito per dar spazio a veicoli e commercio per tipico pragmatismo meneghino ma, su modello dei grandi boulevard parigini, fu ingentilito da un doppio filare di alberi: funzionalità e bellezza, un binomio perduto oggigiorno.
IL CORSO CONCORDIA VISTO DA PIAZZA RISORGIMENTO PRIMA DELLA POSA DEL MONUMENTO A SAN FRANCESCO
Già dal 1878 al suo imbocco era sorto il Convento dei Cappuccini ed in seguito vennero edificate molte fabbriche, soprattutto tipografie. Già, perché da secolare tradizione, Milano si era sempre suddivisa per zone di competenza professionale e l’est della città, il Monforte e Porta Vittoria (Piazza Cinque Giornate) allora semiperiferici, erano l’indiscusso dominio degli stampatori; basta ricordare il primo stabilimento della Ricordi sempre al suo imbocco ma sul lato opposto o l’immenso stabilimento delle Industrie Grafiche Bertarelli a due passi.
LO STABILIMENTO RICORDI SUL REDEFOSSI
Le fabbriche lasciarono presto spazio ai primi cinema e alle nuove abitazioni: la Ricordi venne riconvertita dapprima a teatro e poi in sala cinematografica (Cinema Teatro Augusteo), dove oggi si trovano la minuscola Via Riberti e il supermercato Viaggiator Goloso. Mentre, quasi sul giungere di Piazza Risorgimento trovò spazio, al civico 7 di Corso Concordia, il Cinema Monforte (1908), un grazioso edificio in stile liberty, soppiantato odiernamente da una mostruosità architettonica.
CERCHIATO IN VERDE IL CINEMA MONFORTE NEGLI ANNI ’20 DEL NOVECENTO
Anche dopo le devastazioni dei bombardamenti del ’43(perdemmo 50 000 alberi su 80 000) e la soppressione dei tram che lo percorrevano, il Corso Concordia mantenne il suo bucolico aspetto e la sua ampia viabilità: due corsie per senso di marcia e due controviali. Nel 1959, in prossimità del Convento dei Cappuccini troverà posto al 3 di Corso Concordia, grazie all’inesauribile energia del suo fondatore Fra Cecilio, l’Opera San Francesco per i poveri; istituzione più che mai necessaria oggigiorno in una Milano dove la forbice tra i pochi benestanti e i sempre più indigenti si sta allargando a dismisura.
COME SI PRESENTAVA CORSO CONCORDIA A METà TRA GLI ANNI ’40 E ’50
Con i lavori della Linea 4 della metropolitana, il corso ha perso definitivamente la propria identità: una sola corsia per senso di marcia, meno alberi e una spianata di cemento, tanto da essere ribattezzato da alcuni residenti Largo Concordia. Ora più che green, sembra grey. Ma gli alberi, pian piano, cresceranno restituendo forse in parte quell’eleganza e quel verde, sottratti ad uno dei corsi più belli di Milano.
COME SI PRESENTA OGGI CORSO CONCORDIA
Fonti bibliografiche e iconografiche:
Archivi Ricordi
Giuseppe Finetti-Milano, costruzione di una città-Hoepli
Giuseppe Rausa-I cinema di Milano
El calendari Milanes 2022
Riccardo Rossetti- Il monumento a San Francesco in Piazza Risorgimento
A fine febbraio nella stupenda cornice dell’orangerie del Museo Poldi Pezzoli, nell’ambito del ciclo Parole in Giardino, la scrittrice e giornalista Katia Lysy ha presentato il libro che rende omaggio al progetto dei nonni Iris e Antonio Origo,“La Foce: Paradise in Tuscany” (Rizzoli New York), dialogando con la direttrice di Gardenia, Emanuela Rosa-Clot, e con il fotografo Matteo Carassale, autore delle immagini che arricchiscono il volume.
Il libro ci trasporta in una splendida tenuta della Val d’Orcia, raccontando la sua storia, dal momento in cui fu acquistata dalla nonna dell’autrice, la celebre scrittrice Iris Origo, fino a attraversare alcuni dei momenti più complessi del Novecento italiano.
Nel 1924, Iris e Antonio Origo acquistarono una vasta e incolta proprietà toscana, al centro della quale si ergeva una villa del XV secolo in rovina. Con l’aiuto dell’architetto Cecil Pinsent, la loro passione e visione trasformarono questa terra in un vero e proprio paradiso: ristrutturarono la villa e crearono un elegante giardino all’italiana, con siepi di bosso, un romantico giardino di rose, fontane scintillanti e una pergola coperta di glicine.
Attraverso lettere, diari di Iris e i ricordi inediti di Benedetta Origo, figlia di Iris, Katia Lysy ci regala un’analisi unica e coinvolgente sull’evoluzione di questa meravigliosa tenuta, così come la vediamo oggi. E per rendere ancora più vivo questo racconto, il volume si arricchisce di fotografie storiche e di immagini nuove, scattate da rinomati fotografi come Simon Upton e Matteo Carassale, che ci accompagnano in un viaggio tra passato e presente: dal dominio della natura selvaggia, alle sfide della guerra, fino alle meraviglie dei tempi attuali.
Info per la visita del giardino
La Foce Strada della Vittoria, 6153042 Chianciano Terme (Siena)
tel +39 0578/69101; mail info@lafoce.com; sito https://www.lafoce.com/it/giardino
Obbligatoria la prenotazione
Giorni di apertura: Ogni mercoledì pomeriggio: 15:00, 16:30, 18:00; Ogni domenica: 11:30, 15:00, 16:30 Il giardino sarà chiusoal pubblico per eventi privati nei seguenti giorni: 14 maggio / 2, 6, 9 e 16 luglio / 27 agosto / 3 e 7 settembre / 1 e 5 ottobre.
Una vegetazione in parte di impronta mediterranea molto ricca con alcune presenze ricorrenti e purtroppo invasive anche se molto belle: le acacie e i fichi degli ottentotti. Moltissmi piccoli cisti bianchi coprisuolo (Cistus salvifolius), tante forme arrotondate delle lavande (per lo più stoechas mi è parso), delle armerie, degli elicrisi, tanti piccoli fiorellini dai colori pastello.
Per approfondire
Chris Thorogood & Simon Hiscock, Field Guide to the Wild Flowers of the Algarve – Second Edition, Royal Botanic Gardens kew, 2019
Ecco alcune immagini
Acacia saligna, dalle lunghe foglie ellittiche e dai fiori grandi gialli
Armeria spinosa ben accostata alle foglie grassottelle di Carpobrotus
Centaurea sphaerocephala singoli fiori spuntano dalle macchie di Carpobrotus edulis
Cistus calycinus
CISTUS LADANIFER dalle foglie resinose ed estremamente appiccicose
Cistus salvifolius
In alcuni punti macchie di Erica umbellata
Erophaca baetica
genista acanthoclada (credo)
Glandora prostrata
Lysimachia foemina
Marcus – kochia littorea
oxalis pes-caprae
Una bellissima siepe di Pittosportum crassifolius dai fiorellini rossi
Una piccola bulbosa nella sabbia Romulea bulbocodium
Sempre nella sabbia oltre ai tanti gigli, Senecio leucanthemifolium
Semplicità e armonia le parole chiave per descrivere le sobrie architetture che abbiamo incontrato nei paesi lungo la costa portoghese. Di solito a un piano, massimo due, bianche con blu o giallo come controno delle finestre e come zoccolatura.
Ecco alcune immagini per lo più di Vila Nova de Milfontes e altri piccoli paesi
Sono appena tornata da un bellissimo trekking di cinque giorni lungo la Rota Vicentina e per precisione lungo il Fisherman’s Trail che attraversa la regione dell’Alentejo (per intenderci sopra il più famoso Algarve). Guidati da Stefano Mazzotti, un gruppetto di giovani d’animo più che di età, abbiamo percorso dai 10 ai 15 km al giorno sia sulle spiagge oceaniche sia più in alto sulla costa sia attraversando boschi sia attraversando paesaggi agricoli. Anche il viaggio di circa 250 km da Lisbona è stato molto interessante con distese di sugherete, oliveti e pini marittimi. Tantissimi nidi di cicogne sui pali della luce.
Lungo il trekking paesaggi mai monotoni, piuttosto mutevoli per i colori della sabbia, delle scogliere, della vegetazione che in questo mese di aprile era molto interessante e in piena fioritura. Non abbiamo mai incontrato brutture, tutto molto pulito e grande attenzione ai materiali (per lo più legno) per le scalette, i passaggi. Non è stato faticoso perchè ogni giorni raggiungevamo la partenza in pulmino sostando sempre nello stesso albergo nel paese di Vila Nova de Milfontes, di cui vi mostrerò alcune immagini nel prossimo post dedicato alle architetture, molto semplici ma molto armoniose sia per le forme che per i colori. Abbiamo raggiunto piccoli paesi di pescatori, sostato su spiagge immense e deserte in questo periodo (la più spettacolare Longueira ad Almograve).
Paese davvero civile il Portogallo dove nell’albergo, per fare un esempio, al posto delle bottiglie di plastica l’acqua er a disposizione con distributori nei corridoi. Ottimo pesce! Per approfondire
Luciano Callegari e Umberto Gallo , La Rota Vicentina. Il sentiero dei pescatori e il cammino storico Terre di mezzo, 2024
Josè Saramago, Una terra chiamata Alentejo, Feltrinelli, 2010
Ecco alcune immagini
DA SAO TORPES A PORTO CORVO: MOLTO PIACEVOLI E NON IMPATTANTI I PERCORSI SOSPESI IN LEGNO
DA SAO TORPES A PORTO CORVO
da vila nova ad almograve
da vila nova ad almograve
spiaggia di longueira
Tessiture sulla spiaggia
Tessiture sulle scogliere
Mucche al pascolo nel percorso da Vila Nova ad Almograve
Da Almograve a Capo Sardao
Da Almograve a Capo Sardao
Una delle pinete che abbiamo attraversato
Passaggi molto piacevoli circondati dal giallo dorato dei fiori delle acacie (penso Acacia aligna) dai grossi bottoni gialli, poco profumati. Problema: estremamente invasive!
Distese immense di Carpobrotus edulis con i primi fiori dal rosa acceso al giallo al rosa pallido. A formare distese che a volte in paesaggio campestre sostituiscono il prato. Terribilmente invasive!
DA CAPO SARDAO A ZAMBUJEIRA ALENTEJO: Tanti nidi di cicogne sulle rocce
DA CAPO SARDAO A ZAMBUJEIRA: PAESIN DI PESCATORI
DA CAPO SARDAO A ZAMBUJEIRA; BELLISSIMO IL CONTRASTO TRA LE ROCCE E LA SABBIA
DA CAPO SARDAO A ZAMBUJEIRA: I FICHI DEGLI OTTENTOTTI SI MESCOLANO AI CIUFFI RODONDI DELLE ARMERIE
DA CAPO SARDAO A ZAMBUJEIRA
ERICA UMBELLATA DA CAPO SARDAO A ZAMBUJEIRA
da zaìmbujeira a odeceixe, il primo paese dell’Algarve
da zaìmbujeira a odeceixe, il primo paese dell’Algarve: piccolo percorso avvolto dai cisti non ancora fioriti (a differenza di altri)
Il 27 marzo si è tenuta – nel suggestivo contesto dell’Orto botanico di Brera – la presentazione a più voci dell’edizione 2025 del festival biennale di giardini Radice pura, che quest’anno è arrivato alla quinta edizione. Organizzato dai prestigiosi Vivai Faro con la direzione artistica di Antonio Perazzi, il festival si svolgerà dal 17maggio al 7 dicembre 2025 a Giarre, vicino a Catania.
“SeHo seguito Il Radicepura Garden Festival dalla prima edizione e ho visto il parco botanico trasformarsi, negli anni, in un giardino di giardini, una collezione di opere d’arte vegetali. Ma anche in un osservatorio importante sulle piante del clima mediterraneo e sulla loro capacità di reagire al cambiamento climatico” commenta a margine della presentazione Emanuela Rosa-Clot, direttrice di Gardenia.
Nel Parco Botanico Radicepura sarà possibile visitare 10 giardini temporanei e 7 giardini permanenti, realizzati con le piante messe a disposizione da Piante Faro. Il vivaio – che raccoglie 800 specie e oltre 5000 varietà – rappresenta una delle realtà più innovative e dinamiche del territorio grazie all’attività portata avanti da oltre 50 anni da Venerando Faro, insieme ai figli Mario e Michele.
Ph Alfio Garozzo-1
“È un’edizione importante perchè conferma i 10 anni di lavoro che ci hanno portato a poter avere una qualità molto alta in termini di restituzione di progetti – ne abbiamo scelti 10 tra 1100 iscrizioni che ci sono arrivate da oltre 60 Paesi – per un festival che è cresciuto portando 50.000 visitatori e 8.000 studenti e studentesse nell’ultima edizione premiando i nostri sforzi, e facendo emergere il tema del vivere con la natura – argomento sempre più diffuso e centrale nella cultura contemporanea – rendendo così anche il nostro lavoro di florovivaisti più vicino e comprensibile”, così ha dichiararo durante la presentazione Mario Faro, direttore generale Radicepura Garden Festival. Il direttore ha illustrato qualche dato sulle edizioni: 4000 iscrizioni al concorso, più di 1000 i progetti presentati e 60 giardini realizzati (“una vera collezione di giardini”) che in parte rimangono, in parte vengono regalati e quindi girano per il mondo e crescono. E’ stato realizzato un archivio con tutti i progetti catalogati e circa 5000 cortometraggi perchè Radice pura non è solo giardini ma arte e cultura!
In questo contesto si inserisce la donazione di un giardino del festival al Comune di Milano annunciata oggi da Elena Grandi, Assessora all’Ambiente e Verde.
Durante la giornata è stato inoltre presentato il libro Il Giardino delle piante edito da Libreria della natura (post https://www.giardininviaggio.it/letto-per-voi-il-giardino-delle-piante/) , occasione per un confronto con alcuni dei protagonisti e promotori della cultura del paesaggio in Italia quali Manlio Speciale, botanico, Valentina Ugo della BAM – Biblioteca degli Alberi di Milano e Simonetta Zanon della Fondazione Benetton che sottolinea come Radice pura sia un’officina culturale che dà la possibilità di sperimentare i temi più attuali e di cimentarsi con problematiche urgenti. Anche se il giardino dell’eden non c’è più, il giardino può essere l’ambito in cui il cambiamento può essere attuato attraverso un nuovo rapporto con la natura; un luogo di resistenza non solo estetica, ma anche ecologica e sociale. Simonetta cita le bellissime parole sempre attuali di Ippolito Pizzetti “Se faccio (non creo) un parco, un giardino, non è il lavoro di scelta che compio o di organizzazione da cui mi aspetto la gioia, il mio gesto è solo propiziatorio, ma dalla vita che d’un tratto si esprime dentro il corso della stagione nelle piante, dal loro prosperare e crescere, che è al di fuori di me, che è cosa degli dei, di cui io sono soltanto spettatore e testiome. Al massimo il catalizzatore. (edito da Rizzoli nel 1982 nella collana “Biblioteca universale Rizzoli”)
La giornata è stata l’occasione per introdurre il tema di questa quinta edizione, scelto dal Direttore Artistico Antonio Perazzi:Chaos (and) order in the Garden. “I progetti selezionati esplorano il tema guida: dal caos rinasce la natura e si organizzano le idee. Il giardino in questo momento storico è a cavallo tra il naturale e l’artificiale e i progetti che saranno realizzati danno spazio ai tempi lenti propri della natura, rivelando la possibilità di creare stupore e meraviglia, assecondando lo sviluppo senza rigidi canoni di progettazione, un modo per rispettare l’ambiente e gli ecosistemi sottesi che in questo modo riescono a coabitare” commenta Antonio Perazzi. I festival di giardini sono l’unico modo per i giovani di mostrare i loro progetti e di comunicarli; il progettista, a differenza dell’architetto, ha la possibilità di prendere e perdere tempo per imparare dagli errori. Caos è quello che sta accadendo oggi nel mondo e ordine la capacità dei progettisti di prendere ispirazione dal mondo selvatico.
Ospite speciale della quinta edizione del festival sarà la pluripremiata paesaggista inglese Sarah Eberle che ha progettato A Postcard from Sicily, un’ode alla ricchezza della terra siciliana: “La Sicilia è culturalmente e botanicamente ricca, con una storia di diversità e resilienza. L’Etna è il cuore spirituale della costa orientale, fonte di ispirazione il cui valore va ben oltre il progetto di questo giardino. I ricchi e fertili terreni lavici e le precipitazioni permettono da secoli una varietà di piante provenienti da molti continenti. Il titolo “A postcard from Sicily” esprime come il giardino miri a racchiudere il cuore di questo meraviglioso Paese” dichiara Sarah Eberle. Oltre al giardino di Sarah Eberle, la quinta edizione presenterà dieci giardini – di cui 8 in concorso e 2 nella categoria Off Gardens – realizzati da altrettanti team di architetti e paesaggisti under 36 selezionati tramite un bando internazionale, che hanno interpretato il tema d’indagine.
I progetti di questa edizione arrivano da Francia, Hong Kong, India, Islanda, Italia, Spagna, Stati Uniti.
Si inaugura la Stagione 2025: apertura ufficiale il 21 marzo, giorno in cui si celebra la Giornata Mondiale delle Foreste e l’inizio della Primavera.
Villa Carlotta è pronta a riaprire le sue porte per una nuova stagione di bellezza, cultura e natura. Da venerdì 21 marzo, il giardino e il museo torneranno ad accogliere i visitatori tutti i giorni, da lunedì a domenica, con orario continuato dalle 10.00 alle 19.00. L’ultimo biglietto sarà acquistabile fino alle 18.00, con chiusura del museo alle 18.30 e del giardino alle 19.00. Tutte le informazioni su costi e modalità di accesso sono disponibili sul sito ufficiale www.villacarlotta.it, nella sezione dedicata (visita).
LE MOSTRE
Grande attenzione, come sempre, è riservata alle mostre che arricchiscono la già ricca proposta culturale del museo. Dal 6 aprile fino al 31 agosto ‘Gli argenti del Duca. Oggetti preziosi dalle collezioni di Villa Carlotta’. Una selezione di argenti e metalli dei duchi di Sachsen-Meiningen lascia i depositi di Villa Carlotta. Raffinati manufatti inglesi, tedeschi e francesi raccontano lo sfarzo e l’arte della tavola tra Otto e Novecento, testimoniando il gusto aristocratico dell’epoca.
Un rinnovato dialogo tra arte e natura prenderà vita nel parco e nelle sale di Villa Carlotta con gli interventi di arte ambientale a verde di Maria Dompé (da giugno a ottobre). La sperimentazione è il fulcro della ricerca di Maria Dompè che, tra pittura e scultura, esplora materiali e tecniche dando vita a un linguaggio visivo ricco di simbolismi e carico di emozione, creando un’esperienza immersiva in cui memoria e natura si fondono armoniosamente con il paesaggio e l’armonia della villa. La mostra è a cura di Elena Di Raddo e Maria Angela Previtera in collaborazione con i giardinieri di Villa Carlotta. Dal 20 settembre all’8 dicembre, verrà proposta al pubblico la mostra ‘Ritratto di famiglia. I Bisi, una dinastia di artisti nella Lombardia romantica tra Manzoni, Hayez e la principessa Belgiojoso’. Partendo dal legame di Giovanni Battista Sommariva con i Bisi, tra i maggiori protagonisti della pittura romantica lombarda, il percorso espositivo esplora l’evoluzione del paesaggio, della veduta prospettica e del ritratto attraverso opere provenienti da prestigiosi musei e collezioni private. La rassegna racconta anche i rapporti dei Bisi con illustri figure dell’epoca, tra cui Manzoni, Hayez, la principessa Belgiojoso e Massimo d’Azeglio. La mostra è a cura di Cristina Brunati, Maria Angela Previtera e Sergio Rebora, con il coordinamento scientifico di Alberto Corvi.
GLI EVENTI
Molto ricco è il calendario di eventi che prevede visite guidate al giardino e al museo, giornate speciali organizzate dai servizi educativi di Villa Carlotta.
Sempre molto apprezzati dal pubblico sono gli appuntamenti dedicati alle fioriture, al paesaggio e alle collezioni sia botaniche che storico-artistiche.
Il primo giorno di apertura, 21 marzo ore 11.00, è previsto l’evento Un Passo nel parco, un’occasione riservata ai primi 20 prenotati per scoprire nuove aree del parco riaperte al pubblico su prenotazione grazie al bando PNRR Un passo nel parco, un passo verso il futuro. Villa Carlotta una risorsa per il territorio, nell’ambito del PNRR per la valorizzazione di parchi e giardini storici. Domenica 23 marzoPic-Nic di primavera, una speciale visita al comparto agricolo accompagnati dalla Cooperativa Azalea Onlus che terminerà con un gustoso pic-nic con prodotti locali, sabato 29 marzo un viaggio alla scoperta delle Camelie storiche, uno dei tesori più straordinari del Giardino di Villa Carlotta. Il viaggio delle Camelie del Lago di Como continua anche a Villa Melzi e a Villa Monastero.
Il 6 aprile è previsto l’open day per le famiglie, un momento per scoprire le proposte ludico didattiche che coinvolgeranno i bambini durante le diverse settimane di Camp, che da quest’anno non saranno previsti solo nel periodo estivo, ma partiranno dalla settimana di Pasqua con l’Easter Camp.
Il 12 aprile tornerà “Disegniamo l’arte”, evento realizzato in collaborazione con Associazione Abbonamento Musei Lombardia e a seguire, il 21 aprile, un altro evento per i bambini e le famiglie e t, la tradizionale “Caccia al tesoro Botanico” di Pasquetta. Sabato 10 maggio, nell’ambito di Fuori Orticola 2025, ritornerà Bio flower day, un viaggio, in compagnia di un giardiniere, tra botanica e cultura, per tutti coloro che desiderano immergersi nella biodiversità del giardino di Villa Carlotta. Sarà attiva una speciale convenzione che permetterà a visitatori in possesso del biglietto di Orticola 2025 (8-11 maggio) di ricevere una riduzione sul ticket di Villa Carlotta (validità: 29.04.2025-18.05.2025).
Il 17 maggio in occasione dell’International Museum Day, Villa Carlotta aderisce all’iniziativa Notte europea dei musei, patrocinata da Unesco, Consiglio d’Europa e ICOM. L’iniziativa rientra inoltre nel Weekend delle Ville e dei Musei del Lago, network costituito da dodici istituzioni culturali d’eccellenza del territorio e nato con l’obiettivo di promuovere e favorire la crescita culturale del territorio lariano. Il coordinamento opera con il sostegno della Camera di Commercio di Como-Lecco. Maria Angela Previtera, direttore di Villa Carlotta è la referente del Coordinamento insieme a Anna Zottola per Villa del Grumello. A inizio febbraio, alla Borsa Italiana del Turismo, il Network delle Ville e Musei del Lago di Como è stato nominato testimonial del marchio Lago di Como.
Infine, verrà riproposto a settembre il Weekend della Rete dell’800 Lombardo, una rete diffusa sul territorio che promuove e valorizza con eventi, convegni e mostre il patrimonio museale della Regione.
Sempre in settembre, come ogni anno, si terranno Le Giornate Europee del Patrimonio.
In ottobre (25 e 26) si terrà il secondo appuntamento con il Weekend delle Ville e dei Musei del Lago.
Si rinnova anche la pluriennale collaborazione con Orticolario, l’evento internazionale dedicato agli amanti della natura, che ogni autunno va in scena a Villa Erba sul Lago di Como e abbina alla sua ampia offerta di piante e artigianato installazioni d’arte e design e giardini tematici.
Il concorso internazionale Spazi Creativi, riconosciuto con l’ambito premio-scultura “La Foglia d’oro del Lago di Como” – realizzato da Gino Seguso della storica Vetreria Artistica Archimede Seguso di Murano – si prepara alla sua decima edizione. In occasione della riapertura al pubblico di Villa Carlotta il premio assegnato per l’edizione 2024 allo Spazio STIHL “SETA. Sustainable Environment and Textile Artwork”, di Jonathan Arnaboldi e Matteo Pellicanò – cui è stata affidata la progettazione del Padiglione Centrale a Orticolario 2025 – viene riconsegnato da Moritz Mantero, presidente di Orticolario a Villa Carlotta. La Foglia d’oro del Lago di Como sarà custodita, secondo una consuetudine ormai consolidata, nelle sale del museo fino alla prossima edizione dell’evento, in programma dal 2 al 5 ottobre 2025.
Circa diecimila anni fa gli Insubrigiunsero in queste terre e costruirono i primi insediamenti; semplici capanne e palafitte. In seguito furono scacciati dai bellicosi Etruschi, comandati da due condottieri di nome Medoe Olano,i cui nomi congiunti si leggono MEDOLANO. Nella primavera del 623 A.C., un popolo gallico, capeggiato da Belloveso, valicò le Alpi e sconfisse gli Etruschi a Melpum(Melzo). Iniziava così il dominio celtico sulla Pianura Padana.
Intorno al I secolo dopo Cristo, lo storico romano Pompeo Trogo (oriundo della Gallia Narbonese), paragonò l’invasione gallica in Italia ad una “primavera sacra” (ver sacrum), un arcaico rito che consacrava agli dei tutto ciò che era animato; MAI LANDin tedesco significa appunto PAESE DI MAGGIO, il presunto mese in cui i celti invasero il Nord Italia.
Quando i giovani celti raggiungevano l’età adulta, venivano benedetti, bendati, condotti a confini delle terre conosciute e spinti ad un viaggio verso l’ignoto, sotto la guida di un animale sacro che li portasse ad una nuova casa. Un’antica leggenda medievale narra che un cinghiale indicò a Belloveso il punto esatto in cui edificare Milano; la Sus Medio Lanae, o scrofa semilanuta, è ben visibile tutt’oggi su uno dei pilastri dell’antico Palazzo della Regione (Piazza dei Mercanti).
scrofa-semilanuta-Milano
Potrebbe far sorridere, o avvilire, che il nome della nostra città derivi da un suino ma dobbiamo tenere presente che per i Celti il cinghiale rappresentava il potere spirituale (contrapposto al potere temporale dell’orso), ed era spesso raffigurato di colore bianco, come le vesti dei sacerdoti druidi, proprio per il suo sacrale contatto con la natura.
MEDIOLANUM, ovvero un luogo sacro in MEZZO ALLA PIANURA,scelto non tanto per motivi strategicamente commerciali, quanto per ragioni spirituali; un punto di contatto tra l’uomo e la natura o, secondo il moderno galleseLLAWN (pieno), unCENTRO DIPERFEZIONE; il CENTRO DEL MONDO.
Molto tempo dopo, nel 1288 D.C. Bonvesin da la Riva, nel suo “De Magnalibus UrbisMediolani”, probabilmente irritato dall’accostamento della sua adorata Mediolanum con un maiale, preferirà attribuirle un’etimologia derivante dalla sua posizione centrale tra l’Adda e il Ticino e rammentarne l’antico nome insubre: Alba. Ma anch’egli non mancherà di decantare il clima temperato, la fertile pianura, “le limpide fonti e i fiumifecondatori”.
E ancora, nel 1457, dopo che Francesco Sforza fece riedificare il Castello, Milano risultava assai apprezzata dai visitatori perché tra le due cerchie d’acqua, i Navigli (Fossa Interna) e il Redefossi, si era creata una sinergia tra città e campagna caratterizzata da borghi, cascine, abbazie, conventi e svariate attività artigianali immerse nel verde. Nel 1479 l’ambasciatore veneziano Ca’ Donati espresse “singulare piacere a vedere molto bene questa citate diMilano […] con le sue fosse” e nel 1492, sempre due ambasciatori veneziani, lodarono il bucolico paesaggio di piccoli borghi perché rendevano “la città più bella”.
Insomma, un luogo degno di un fantasy anche dopo la costruzione dei Bastioni Spagnoli(1555). Immaginate la scena: si giungeva dall’aperta campagna e, appena attraversate le mura, convinti di trovare la città, ci si prospettava un ulteriore ed idilliaco scenario che gentilente ci avrebbe condotti all’effettivo centro.
BELLOVESO, FONDATORE DI MILANO.FONTE MILANO FREE
Infine, Cesare Correnti, paragonerà Milano ad una pianta fatata che, sebbene messa a dura prova dalla storia, alla prima occhiata di sole, si rinforza e ringiovanisce perché la terra è buona e le radici sono sane.
Oggigiorno si stenta a crederlo ma la recentissima, leggendaria Milano delle grandi fabbriche, della conseguente, romantica ma venefica scighera(nebbia), e dell’inquinante pragmatismo, resa immortale da scrittori e registi, rappresenta unicamente un nero, singolo e minuscolo granello di sabbia nel nostro millenario arenile color smeraldo.
Trovo sempre piacevole entrare nel giardino di Villa Necchi, un esempio elegante e sobrio di giardino d’ombra e mi piace la mostra ‘Soffio di primavera’ che ci fa assaporare le prime fioriture dopo l’inverno (che peraltro non è affatto una stagione morta, tutt’altro!).
La sfilata di primule del Peccato vegetale
La collezione di clematidi di Anna Peyron
Echium fastuosum
Si scoprono sempre nuove piante interessanti ed eccone alcune:
Il vivaio di Fabio Giani, specialista di rampicanti, ha portato alcune clematidi invernali, tutte sempreverdi, come le cirrhosa e la urophylla ‘Winter beauty’, Sollya heterophylla, di origine australiana che tollera anche qualche grado sotto lo zero, un solanum variegato, il bel Gelsemium sempervirens (sempreverde, ma velenoso) e Handenbergia violacea.
Gelsemium sempervirens
Handenbergia violacea
Solanum dulcamara Variegato
Clematis cirrhosa Landsdowne Gem
Ecco altre piante interessanti
ASPARAGUS DENSIFLORUS MEYERSII. Peccato vegetale
Aspidistra chromatgraphic. Quadrato di giardino
Persicaria Purple fantasy. Quadrato di giardino
TRACHYSTEMON ORIENTALIS da Cascina Bollate. Ottima come tappezzante da ombra
“Bio ispirazione, piante, giardino mediterraneo: con la direzione artistica di Radicepura vorrei partire da questi tre elementi. La cultura ambientale è cresciuta in maniera esponenziale e in questi anni ha ribadito la centralità di sensibilità ambientale. Ecologia e semplice bisogno di verde; al contrario, è da tempo che l’arte dei giardini si sta scollegando dalla natura deragliando verso un lato superficiale del design. Ĕ per questo che vorrei si tornasse a parlare di piante e poetica dei luoghi”.
Con queste parole Antonio Perazzi riassume le parole chiave del suo mandato in qualità di direttore artistico del Festival che ha preso l’avvio nel 2017 sul tema delle essenze mediterranee, è proseguito nel 2019 sui giardini produttivi, nel 2021 sui giardini del futuro.
Il volume, raffinato e sobrio nella sua grafica, racconta, con un bellissimo apparato iconografico, i progetti dei paesaggisti che hanno partecipato alla IV edizione del 2023 dedicata alle piante. Il testo italiano è accompagnato dalla versione inglese.
Interessante e molto utile l’apparato botanico che elenca, descrivendone in dettaglio impiego e caratteristiche, tutte le piante utilizzate nei progetti e presenti nel parco botanico.