Ci sono libri che, anche se di nicchia, hanno una grande importanza e andrebbero diffusi il più possibile. Nel mio piccolo cerco di raccontarvelo brevemente.
Importante parlare di aree naturalistiche che andrebbero protette in una Milano che sempre più – e l’ultima orrenda vicenda del cosiddetto ‘Salva Milano’ lo testimonia – è in mano agli immobiliaristi e di veri progetti di verde (e non parlo di giardinetti, di alberi striminziti o di aiuoline ridicole come quelle che stanno sorgendo nelle aree adiacenti alle fermate della nuova M4) non c’è neanche l’ombra.
Dice l’autore, giornalista e ambientalista, “A Milano non si deve più costruire nulla sui terreni liberi, solo creare parchi e soprattutto lasciare il poco verde che c’è. Lo richiedono le migliaia di morti per inquinamento dell’aria che abbiamo ogni anno. Soprattutto in periferia, queste poche aree verdi rimaste andrebbero tutelate come bene primario”. Come non essere d’accordo anche se purtoppo credo che sia una bella utopia!
Il libro vuole essere una mappa del lato selvatico e verde di Milano, della sua area metropolitana, illustrando gli spazi di interesse naturalistico e anche alcuni misti, agricoli e naturali ed escludendo i parchi urbani classici. La conoscenza di questi luoghi è anche un appello alla loro tutela come nel caso di due aree ‘clandestine’ come la Piazza d’Armi di Baggio e la Goccia alla Bovisa, chiuse per decenni poi rinselvatichite e oggi a rischio di nuove edificazioni. Clandestine perchè ne è vietato l’accesso! E dice giustamente l’autore “Credo sia importante conoscere la storia di queste aree verdi, che si intreccia con quella di chi ci vive attorno, per poterle amare e difendere con cognizione di causa”.
Ecco le categorie delle aree verdi e naturali raccontate nel libro:
-I grandi parchi dell’Ovest milanese
– Parchi dell’area nord di Milano
– Foreste spontanee
– Parchi agricoli e semi agricoli nella fascia sud di Milano
-Parchi dell’area nord di Milano
– Parchi dell’est
– Oasi naturalistiche della fascia periurbana
Il libro è una precisa illustrazione di questi ambiti preziosi e anche la testimonianza in prima persona dato che l’autore conosce molto bene i luoghi descritti e ha partecipato in molti casi alle lotte per la loro sopravvivenza. Quindi guida e manifesto politico, nel senso di un appello per la salvaguardia di un patrimonio indispensabile per la salute fisica e psichica di tutti gli abitanti di Milano.
Era il 2012 e avevo chiesto a Francesco Borella di guidarci a visitare il suo amato Parco nord con un gruppo di soci dell’associazione VerDiSegni di cui all’epoca mi occupavo.
E’ stato bello percorrere con lui il parco e ascoltare il racconto di questa memorabile avventura dalla sua voce. Un progetto da lui fortemente voluto e che con fatica e passione è riuscito a realizzare e gliene siamo davvero grati. Sopratutto perchè dopo questa esperienza Milano non ha più creato nessun vero parco, nessun vero polmone verde. Certo c’è City life che assolve molto bene al suo scopo, gli altri inclusa BAM sono giardini più che parchi. Quante occasioni mancate in questa città sempre più crudele per i bisognosi e sempre più indifferente ai reali bisogni dei suoi cittadini, se pensiamo soltanto a quante costruzioni in totale assenza di verde ad esempio nello scalo di porta Romana.
Nel dicembre 2023 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro dalla città di Milano.
“Credo che l’Ambrogino d’oro per l’arch. Francesco Borella sia il giusto tributo che la città di Milano riconosce a un professionista di grande caratura, artefice non solo della ricostruzione di paesaggi naturali all’interno del tessuto urbano, ma soprattutto motore di una trasformazione urbanistica senza precedenti che, attraverso gli elementi della natura, ha orientato in modo significativo lo sviluppo di questa parte di città e dei comuni ad essa prospicienti” – dichiara Riccardo Gini, Direttore di Parco Nord Milano – “Francesco Borella ha innescato un processo trasformativo ancora in atto, arricchito dalla grande intuizione che solo una struttura stabile di persone dedicate nella quotidianità poteva accompagnare le trasformazioni territoriali sottese alla costruzione del Parco Nord Milano. A Francesco mi lega un rapporto di stima e riconoscenza per quanto mi ha insegnato non solo durante il periodo di affiancamento, ma anche lungo tutto il mio cammino di direttore del Parco. Ho avuto l’arduo compito di succedere ad un direttore/progettista così importante e ho potuto farlo solo nella consapevolezza di poter contare su suoi preziosi consigli”.
Notevole questo luogo a Bagnolo nel cuneese che fa parte di un antichissimo feudo che appartiene ancora oggi alla famiglia Malingri. Il parco era stato creato a fine seicento in uno stile formale e poi ridisegnato all’inizio dell’800 come parco paesaggistico. Gli attuali proprietari, seguendo la tradizione famigliare, hanno curato in modo particolare l’aspetto romantico-paesaggistico del parco puntando su nuove specie e varietà (tra cui kalmie. hydrangee, azalee) e piantando macchie di rododendri sulle colline sotto le mura del castello.
Un posto ricco di suggestioni, molto ben curato e con interessanti elementi vegetali. Il restauro architettonico è stato molto delicato lasciando tutto il sapore degli intonaci, degl infissi, dei pavimenti originali. E così anche il parco, pur rinnovato, ha mantenuto tutto il suo sapore e accoglie accanto a zone più curate aree più selvagge e naturalistiche.
La parte dei rustici
La piccola chiesa
Due panche molto intriganti in un accostamento cromatico insolito
Tante macchie di ortensie al piede di alberi secolari
Il fossato che accoglieva i cervi (in piemontese le tampe)
La bellissima antica carpinata
HYDRANGEA MACROPHYLLA SOEUR THERESE
HYDRANGEA MACROPHYLLA TRICOLOR
HYDRANGEA ASPERA KAWAKAMI
SCHYZOPHRAGMA INTEGRIFOLIUM SI ARRAMPICA SU UN PINO
UN BELLISSIMO ESEMPLARE DI lIRIODENDRON TULIPIFERA
Il castello che domina dall’alto la villa e il parco
In primo piano Clematis texensis Princess Diana e sullo sfondo il piccolo palmeto di Trachycarpus fortunei
Magari mi ripeto e ogni anno pubblico foto molto simili ma in realtà ogni volta qualcosa cambia nel giardino e questa mutevolezza, che a volte procura anche un pò di ansia, è il bello del mondo vegetale e forse è quello che ci fa ammirare incantati i piccoli dettagli di piante che ormai sono amiche fraterne.
Ecco una piccola galleria di immagini
La pergola di Rosa ‘Dorothy Perkins’: se possibile quest’anno la fioritura è stata ancora più generosa
Intorno toni dal rosa al violetto con Rosa excelsa arbustiva, Clematis ‘Arabella’
Fuchsia magellanica e Rosa ‘Belle portugaise’
Isabella può stare ore e ore sul prato, immobile come una statua
Hydrangea serrata ‘Stellata’, una delle mie preferite
Una delle tante rose che faccio crescere sulle palme, una cinese se non ricordo male
Finalmente ho inserito alcuni farfugium, tra cui uno Auremaculatum ma le lumache ne sono davvero ghiotte, purtroppo
Rosa ‘Belle portugaise’ e Lonicera henryi che è diventata una gigantessa
Rosa Francois Juranville
Physocarpus Diablo, fucsia e Hydrangea serrata
I boccioli di Dichroa versicolor, una bellissima hydrangeacea che nei climi miti maniene le foglie in inverno e in autunno produce belle bacche
Il 10 giugno nello showroom di Ethimo a Milano è stata presentata la quindicesima edizione diOrticolario che come ogni anno si terrà a Villa Erba (CO) dal 2 al 5 ottobre e ospiterà oltre 250 espositori.
Con il titolo Eden, la quindicesima edizione di Orticolario indaga la meraviglia ancestrale e presenta i diversi volti di un luogo primordiale e selvaggio per celebrare la potenza sconvolgente e attraente della natura. È un invito ad allontanarsi dall’antropocentrismo contemporaneo, dall’idea di possesso, di dominio e di prevaricazione per abbracciare l’incontaminato e scoprire il bello oltre l’immaginazione umana, nella sua versione originaria. Il giardino come luogo glorioso si manifesta in “DZONOT”, nel cuore del padiglione centrale, progetto di Jonathan Arnaboldi e Matteo Pellicanò, realizzato con il sostegno di Fondazione Banca Popolare di Milano e il contributo di STIHL.
Al centro di questa dimensione selvatica, le piante alimurgiche: le specie spontanee commestibili che stanno definendo il ritorno al foraging.
Tra i luoghi iconici a Orticolario 2025 anche l’installazione “E quindi uscimmo a riveder le stelle” di Mantero Seta che invade l’atrio di Villa Erba, guidata dal principio della meraviglia.
Ospite d’onore Antonia Klugmann, la chef patronne del ristorante L’Argine a Vencò che esprime, infatti, nel suo lavoro di ricerca gastronomica un autentico ritorno alla terra.
Quattro sono le novità per il 2025:
– Con AREA* prende vita una serie di luoghi concepiti per celebrare cultura, natura e la maestria artigianale
– inedito è anche il mercato di Orticolario, introdotto per dar risalto al prodotto alimentare biologico e alla sua lavorazione.
– Olistica, invece, è l’ambiente animato dalla sensibilità dello Studio Olistica di Margherita Sartori, che offre ai visitatori la possibilità di esplorare un nuovo tipo di benessere, più corale e coerente, attraverso attività che spaziano dallo yoga all’ipnosi olistica, dalle costellazioni familiari alla naturopatia.
– ZONA TECNICA è lo spazio dedicato alla passione per il giardino che, con il sostegno di Gerosa Green Solutions e Bottos, accoglie espositori specializzati in ogni tipo di area verde e mette a disposizione consulenze pratiche.
Infine sono stati selezionati i sette finalisti che realizzeranno i propri progetti a Orticolario, nell’ambito del concorso internazionale Spazi Creativi.
Spazio Italiana Terricci “Il giardino ritrovato” progetto di Marco Fraschini, Marta Viganò ed Elisa Costa / Urges, Milano, urgesarchitettura.com per Italiana Terricci, Merate (LC), italianaterricci.com
Spazio Miretti Giardini “Uno scrigno di natura rigenerante” progetto di Flavio Miretti, Brigitta Balestri e Matilde Tonelli per Miretti Giardini, Busca (CN), mirettigiardini.com
Spazio Coplant “Evanescenze” progetto di Elena Ziliotti, Traversetolo (PR) e Davide Passera, San Polo di Torrile (PR), davidegarden.it per Coplant Vivai Piante, Canneto sull’Oglio (MN), coplant.it
Torna dal 5 al 21 settembre a Bergamo il Landscape festival – i Maestri del paesaggio. Il tema scelto per il 2025 è “New Urban Ecosystem”– un focus dedicato alle città del futuro e alla necessità di ripensare gli spazi urbani come ecosistemi sostenibili, inclusivi e resilienti- e sarà interpretato da Sarah Price per dare vita alla nuova Green Square in Piazza Vecchia.
Quest’anno, inoltre, il Festival assume un significato ancora più speciale: Landscape Festival e AIAPP– Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio hanno espresso la volontà di festeggiare insieme i rispettivi anniversari, in uno spirito di apertura, confronto e condivisione tra competenze diverse. Il Landscape Festival ospiterà quindi le celebrazioni dei 75 anni di AIAPP, confermando la manifestazione come punto di riferimento per la cultura del progetto del paesaggio.
A rafforzare ulteriormente il legame con il mondo del verde pubblico, si rinnova anche l’alleanza con l’Associazione Pubblici Giardini, da sempre impegnata nella promozione della cultura del verde urbano come bene comune.
Per l’edizione 2025, il cuore simbolico dell’evento, Piazza Vecchia, sarà reinterpretato da Sarah Price, celebre garden designer britannica dalla visione profondamente artistica.
Conosciuta per la capacità di creare paesaggi emotivamente coinvolgenti, Price ha co-progettato i giardini olimpici di Londra 2012 e firmato progetti di rilievo, come quello per il New York Botanical Garden e quelli dedicati ai giardini di diversi centri sanitari. Tre volte vincitrice della medaglia d’oro al Chelsea Flower Show, è oggi una delle voci più influenti nel panorama internazionale del garden design. Sarah Price darà vita a un viaggio immersivo tra colore, texture e biodiversità, espressione di una visione del paesaggio dove sostenibilità e bellezza diventano elementi inscindibili. La Green Square 2025 trae ispirazione dalle opere dei grandi maestri del Rinascimento, riportando la natura al centro della vita urbana. Il progetto ribalta le tradizionali nozioni di ordine cittadino, invitando a riscoprire la bellezza sottile, articolata e talvolta disordinata dei sistemi naturali. Affioramenti legnosi di tronchi, rami, fiori ed erbe ornamentali sono incorniciati da pennellate di colore che richiamano le ricche tonalità dei dipinti classici. L’installazione dà così forma a un paesaggio urbano che unisce armoniosamente estetica e funzione ecologica, sostenendo la biodiversità e in particolare il ripopolamento delle città da parte degli insetti impollinatori.
Fondazione Axel Munthe – Villa San Michele Colonnato
Dal 7 settembre al 3 novembre 2025 torna a Villa San Michele e nel centro storico di Anacapri il Festival del Paesaggio di Anacapri con la sua nuova edizione curata da Arianna Rosica e Gianluca Riccio. Con un progetto espositivo articolato in due movimenti – Travelogue. Paesaggi con rovine e RUINA. Ricercare un’identità nell’antico e nell’attuale.
La nona edizione del Festival rielabora il tema del Viaggio in Italia, riflettendo in particolare sul valore culturale e iconografico delle rovine. Le opere e installazioni site-specific di Isabel e Alfredo Aquilizan, Angelo Mosca, Masbedo, Katarina Löfström, Alessio de Girolamo, Sislej Xhafa e Luca Pancrazzi contribuiscono a dare nuovi significati e forme alle ruine, allontanandole dal richiamo a una tradizione tutta italiana e un’estetica del passato, e reinterpretandole, invece, come tracce vive di un paesaggio storico, artistico, sociale e personale.
Travelogue. Paesaggi con rovine si pone come un viaggio, un Grand Tour contemporaneo, alla scoperta degli echi del passato nella ricerca artistica contemporanea e delle relazioni inedite tra arte e paesaggio.
RUINA presenta le opere di cinque giovani artiste italiane – Clarissa Baldassarri, Morena Cannizzaro, Maria Cavinato, Carmela De Falco, Irene Macalli – che, attraverso differenti linguaggi, dalla scultura all’installazione ambientale, dalla fotografia analogica all’uso dell’immagine digitale, inquadrano il tema delle rovine come presenze attive, come veri e propri oggetti che, a partire dalla loro dimensione archeologica, appaiono in grado di recuperare tradizioni e relazioni, storie e immagini in via di scomparsa.
La bella parte boschiva del giardino paesaggistico
Bella scoperta il giardino di Villa Rezzola (che si trova nella piacevole piccola frazione Pugliola sopra Lerici), da poco tempo aperto dopo l’importante restauro del FAI (mi dico sempre che se non ci fosse questa straordinaria istituzione saremmo privati di tanti luoghi meravigliosi). Il progetto di restauro – eseguito dal 2022 al 2024 con il contributo ricevuto nell’ambito del PNRR “Programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici” – ha in questa prima fase coinvolto il giardino di stile paesaggistico sia nelle sue parti architettoniche (scale, pergolati, percorsi, la serra interrata) e nelle sue componenti vegetali con interventi mirati a contrastare l’impoverimento delle specie botaniche e a rafforzare la vocazione originaria di questo giardino mediterraneo di acqua e di ombra.
L’ampia area d’intervento ha permesso poi di di valorizzare l’equilibrio tra le due matrici costitutive del Parco, il formalismo del giardino alto e il naturalismo del parco basso, e di ripristinare il complesso sistema idrico che attraversa entrambe. Il Parco è una delle maggiori testimonianze della presenza dell’aristocrazia inglese in questa parte di costa ligure, passaggio obbligato per i Tour ottocenteschi. Molto interessanti gli interni – per il momento è aperto solo il piano terreno – con viste suggestive sul giardino, stupendi pavimenti di mosaico veneziano, boiserie in legno, poltrone con bellissimi rivestimento floreali…
Per la storia della villa e del suo giardino e per notizie sul restauro del parco si rimanda a https://fondoambiente.it/luoghi/villa-rezzola
Ecco alcune immagini
La mappa del parco
Dalla terrazza stupenda vista sul golfo di Lerici
Il fronte della villa
La scalinata che porta alla villa
Il lungo pergolato avvolto dal glicine
Uno dei sentiri con le lunghe aiuole fiorite con tanti agapanti
Cmposizioni naturali e leggere
Macchie di farfugium
Nella parte bassa del parco grandi macchie di ortensie Annabelle
L’interno della serra interrata
Stupende macchie di acanti in fiore nella parte più naturalistica e boschiva del parco
Bella l’idea di piccoli inserimenti di bambù racchiusi in aiuole bordata di corten sicuramente in profondità nel terreno per evitare la “migrazione” dei bambù
Molto curati tutti i particolari
Eleganti i disegni delle scale
Attraverso i vetri di una finestra il giallo acceso dei tageti
Paricolare dell’ingresso con la bella pavimentazione classica ligure
Dopo tantissimi anni sono tornata alcuni giorni a Tellaro, paesino di cui avevo un ricordo bellissimo. Non mi ha deluso:è rimasto un borgo intatto con le sue stradine e scalette e case colorate alcune affacciate sulle rocce, pochi negozi, qualche ristorante, spiaggette libere piacevoli e non troppo affollate a giugno. E tante bellissime passeggiate, tutte ben segnalate, lunga e stupenda quella fino a Monte Marcello, bella quella fino a Lerici e poi altre ancora.
Una bellissima flora con tantissimi Centranthus ruber macchie di acanti in fiore, capperi, ipomee, lentischi, ginestre e tanti altri piccoli fiori selvatici.
Ecco alcune immagini
Uno scorcio di una delle chiese di Tellaro
Il paese e la sua baia
Belli i percorsi con scalinate di mattoni e pietra
La caletta, spiaggetta tra Tellaro e Lerici con acqua caraibica
Tanti centranthus
Ginestre e centranthus
BITUMINARIA BITUMINOSA, una fabacea tipica del bacino del Mediterraneo
Lungo il percorso si aprono viste bellissime sul lago Maggiore fino al lago d’Orta
Da tantissimo tempo volevo fare una gita in questa valle misteriosa, isolata e selvaggia che risulta essere la più vasta zona wilderness delle Alpi, con una superficie di oltre 15.000 ettari. Si trova nel Verbano-Cusio-Ossola ed è delimitata dal Lago Maggiore a sud, dalla Valle Cannobina a est, dalla Val Vigezzo a Nord e dall’Ossola a sud e ovest.
Un luogo davvero affascinante ma da esplorare con attenzione e guidati da esperti. Nel mio caso dalla brava guida escursionista Stefano Mazzotti che ci ha proposto un anello da Cicogna, sede dell’Ente parco (che si raggiunge da Verbania con una strada molto bella e panoramica ma stretta e tutta curve di circa 12 Km) fino a Pogallo e ritorno costeggiando dall’alto il torrente omonimo con le sue cascatelle e pozze d’acqua limpida. Un dislivello di circa 1000 metri e circa 7 ore di cammino. Ma ne valeva la pena. A giugno macchie qui e là di ginestre, i primi fiori dei rododendri alpini, stupende ed estese faggete, boschi di castagni. Una meraviglia di silenzio e natura incontaminata.
Per info https://www.parcovalgrande.it/
Ecco alcune immagini
Il percorso ad anello
La chiesetta di Cicogna unico paese abitato punto di partenza di molte escursioni