C’era una volta a Milano. Corso concordia: un’identità verde, solo in parte conservata di Riccardo Rossetti
Nel 1889 con il Piano Beruto, Milano decise di estendersi oltre i suoi cinquecenteschi baluardi; le mura spagnole. Industriali ambizioni e una popolazione in costante aumento non consentivano più alla città di rimanere racchiusa entro quei confini. Nuove arterie e nuovi quartieri vennero progettati e poco alla volta edificati, man mano che i vecchi bastioni venivano abbattuti. Fuori Corso Monforte venne aperta l’omonima Porta(1888/89), quella che oggi conosciamo come Piazza del Tricolore, due semplici caselli daziari che ebbero vita assai breve, dato che non durarono neanche trent’anni.
Si pose a quel punto il problema di come sarebbe stato il proseguimento dell’antico Corso Monforte. Con un traffico sempre più in crescita e la necessità di non congestionarlo, memori dell’errore commesso con la Vincenzo Monti(1889) ad ovest larga appena 20 metri, si optò per una grande arteria di ampio respiro verso est: larga in alcuni tratti 60 metri e mai inferiore ai 40, dove tram, carri e le prime automobili potessero defluire senza congestionare la zona. La prima parte di questa nuova arteria venne battezzata Corso della Concordia nel 1893. La Concordia che rese possibile il Risorgimento, artefice dell’Indipendenza italiana…Suona familiare? L’adiacente piazza e il successivo corso presero questi nomi nello stesso anno.
Il Corso Concordia, non solo fu concepito per dar spazio a veicoli e commercio per tipico pragmatismo meneghino ma, su modello dei grandi boulevard parigini, fu ingentilito da un doppio filare di alberi: funzionalità e bellezza, un binomio perduto oggigiorno.
Già dal 1878 al suo imbocco era sorto il Convento dei Cappuccini ed in seguito vennero edificate molte fabbriche, soprattutto tipografie. Già, perché da secolare tradizione, Milano si era sempre suddivisa per zone di competenza professionale e l’est della città, il Monforte e Porta Vittoria (Piazza Cinque Giornate) allora semiperiferici, erano l’indiscusso dominio degli stampatori; basta ricordare il primo stabilimento della Ricordi sempre al suo imbocco ma sul lato opposto o l’immenso stabilimento delle Industrie Grafiche Bertarelli a due passi.
Le fabbriche lasciarono presto spazio ai primi cinema e alle nuove abitazioni: la Ricordi venne riconvertita dapprima a teatro e poi in sala cinematografica (Cinema Teatro Augusteo), dove oggi si trovano la minuscola Via Riberti e il supermercato Viaggiator Goloso. Mentre, quasi sul giungere di Piazza Risorgimento trovò spazio, al civico 7 di Corso Concordia, il Cinema Monforte (1908), un grazioso edificio in stile liberty, soppiantato odiernamente da una mostruosità architettonica.
Anche dopo le devastazioni dei bombardamenti del ’43(perdemmo 50 000 alberi su 80 000) e la soppressione dei tram che lo percorrevano, il Corso Concordia mantenne il suo bucolico aspetto e la sua ampia viabilità: due corsie per senso di marcia e due controviali. Nel 1959, in prossimità del Convento dei Cappuccini troverà posto al 3 di Corso Concordia, grazie all’inesauribile energia del suo fondatore Fra Cecilio, l’Opera San Francesco per i poveri; istituzione più che mai necessaria oggigiorno in una Milano dove la forbice tra i pochi benestanti e i sempre più indigenti si sta allargando a dismisura.
Con i lavori della Linea 4 della metropolitana, il corso ha perso definitivamente la propria identità: una sola corsia per senso di marcia, meno alberi e una spianata di cemento, tanto da essere ribattezzato da alcuni residenti Largo Concordia. Ora più che green, sembra grey. Ma gli alberi, pian piano, cresceranno restituendo forse in parte quell’eleganza e quel verde, sottratti ad uno dei corsi più belli di Milano.
Fonti bibliografiche e iconografiche:
Archivi Ricordi
Giuseppe Finetti-Milano, costruzione di una città-Hoepli
Giuseppe Rausa-I cinema di Milano
El calendari Milanes 2022
Riccardo Rossetti- Il monumento a San Francesco in Piazza Risorgimento
RICCARDO ROSSETTI
Tags: Milano storia, viali alberati
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