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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Dal mondo delle conferenze. Seminario una nuova urbanità, annotazioni di Donatella Carcassoli

Giardino degli aromi, presso ex ospedale Paolo Pini Milano

L’incontro “Seminiamo una nuova urbanità” si è tenuto sabato 23 marzo 2013 presso la biblioteca Affori di Villa Litta, Milano.
La chiave dell’incontro è pragmatica: cosa si rischia di perdere se si costruirà sulla vasta area che dall’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini (Affori) si estende fino alla Bovisasca, circa 10 ettari di terreno che includono un parco, un frutteto, gli orti comunitari e un’area didattica.
Francesca Neonato, agronomo e paesaggista, propone un procedimento di stima del tutto originale: dare una valorizzazione commerciale, in primis degli alberi del parco recensiti lo scorso anno e che ammontano a 1200 esemplari, alcuni dei quali molto vetusti: ovvero quanto si spenderebbe se si andassero a comprare? E qual è la stima commerciale dell’anitride carbonica assorbita dalle piante e che verrebbe altrimenti liberata nell’aria, a danno dei polmoni dei cittadini? Neonato precisa che qualsiasi habitat svolge una serie di servizi ecosistemici, che vengono del tutto trascurati nei programmi edilizi del territorio, e dà una stima in euro voce per voce che vale la pena di elencare: la funzione regolatrice delle piante (leggi risparmio energetico); la sottrazione di inquinanti e l’azione protettiva (come nel caso di esondazioni); i servizi socioculturali, dove la mancata socializzazione e distensione psicofisica dei cittadini si traducono come noto in maggiori costi sociali e sanitari; la varietà di paesaggi e forme vegetali, che sono un importante arricchimento culturale soprattutto per i bambini, così spesso deprivati di natura nelle aree urbane.
C’è molto altro da mettere nel carrello della spesa e la cifra raggiunta è davvero ragguardevole: se il procedimento è forse un po’ “azzardato”, ha sicuramente il pregio di dare nuovi stimoli agli amministratori pubblici sulla necessità sociale e funzionale di fermare l’avanzata del cemento.
Damiano Di Simine, Legambiente Lombardia, inizia il suo intervento con una domanda “Qual è il 2° Comune agricolo coltivato in Italia?” Nessuno risponde. E’ Milano, chi lo direbbe! Per mantenere questo (quasi) primato fortemente minacciato dall’ingordigia commerciale, De Simine propone una pratica di assoluto buonsenso: riutilizzare i terreni già edificati e abbandonati (uffici, magazzini, capannoni) invece di togliere nuovo terreno agricolo e suggerisce a tutti di fare un giro per la città osservando con occhio attento per rendersi conto di quanti edifici dismessi si potrebbero rinnovare e riutilizzare. Non si può che condividere poi la proposta che, se proprio si deve costruire su un terreno agricolo, sia obbligatorio renderne naturale un altro di pari entità. Regole semplici e senza deroghe, per la salvaguardia dei cittadini oltre che dell’ambiente.
In effetti, come sottolinea Alessandro Coppola del Politecnico di Milano, negli ultimi decenni le Amministrazioni pubbliche si sono preoccupate in gran parte di convertire il patrimonio urbano inutilizzato da “capitale morto”, vale dire fuori mercato, a “capitale vivo” ovvero trasformato in beni vendibili. Ma la risoluzione, afferma con convincimento Coppola, è quella di usare il patrimonio a disposizione per i cittadini, ad esempio per un’agricoltura entro le mura: gli orti comunitari (“Il Giardino degli Aromi” nel Parco Paolo Pini, Via Ippocrate 45, ne è un esempio di successo), che permettono di vivere la natura in città, rilassarsi e nel contempo intessere relazioni sociali: in qualche modo sentirsi “risarciti” dalla vita stressante e rumorosa della città. Questo è certamente più aderente ai bisogni delle persone che vivono nelle aree urbane dove quotidianamente hanno il diritto di sentirsi appagati dalla vita.
Possiamo concludere con le illuminate parole del Presidente dell’Uruguay, Josè Mujica, al summit di Rio+20 del 2012, citato a buon titolo da F. Neonato: “Lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare. Precisamente. Perché questo è il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!

Quando lottiamo per l’ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento si chiama felicità umana!”

info: seminatoridiurbanita@gmail.com

 

Commenti (2)

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    Hilario Barton

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    Si tratta di aree verdi più o meno estese, presenti nelle aree urbane o ai loro margini, che svolgono una importante funzione ricreativa, igienica, ambientale e culturale.

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