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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Fuochi d’artificio islandesi: gli orti botanici di Federica Raggio

Ecco l’ultima parte del servizio di viaggio sull’Islanda di Federica Raggio.
In questi mesi l’Islanda potrebbe essere terra non riconoscibile a chi l’avesse percorsa solo durante l’estate.
È arrivato il periodo dell’anno più temuto, anche dall’intera popolazione. È arrivato il buio. La natura schiaccia il pedale dell’eccesso verso quanto di più estremo riesce a esprimere,e tutto ciò che per mesi è inondato di luce, ora, passati gli equinozi, per altrettanti mesi sarà avvolto dalle tenebre. L’unica luce è quella di aurore boreali e, meno di charme ma indispensabile, quella quasi regalata da centrali e compagnie elettriche.
Gli appunti del precedente appuntamento sul blog di Laura, sono stati l’ultima trance del mio viaggio, ma non del tutto.
Ho aspettato fino alla fine e conservato i luoghi che seguono, per un rush finale di fuochi d’artificio, forse ormai aspettato. Una specie di capodanno nel golfo di Napoli, un’onda anomala di colori, possibile solo grazie il clima (tutto sommato!) mite dell’isola.  La corrente del Golfo qui la fa da regina e regala niente meno che…la vita. L’Islanda sarebbe come la Groenlandia o, alla meglio, come i Paesi Baltici, se le sue coste non fossero toccate da quel qualcosa di tanto invisibile quanto potente che arriva dal Golfo del Messico e impedisce che tutto sia immobilizzato sotto ghiacci semi perenni.
Sicuramente non mi sarebbe stato possibile visitare i suoi tre giardini botanici. Chissà che aspetto hanno ora questi luoghi, che ho frequentato in alcuni casi fino a tarde ore serali, durante la scorsa estate. È stata una travolgente sorpresa che incalzava su tutti i sensi. In Islanda gli occhi non sono assolutamente abituati a vedere tante fioriture tutte insieme, e soprattutto sembra essere addirittura incoerente la palette cromatica intensissima, brillantissima e superlativa. E poi il naso viene deliziato da profumi, le orecchie dal ronzio degli insetti che banchettano ingordi e dalle sfumature del vento che vibra tra le tante tessiture di foglie e ramaglie; anche il gusto è stuzzicato, da bacche commestibili e dolcissime (che inevitabilmente non riesco a non assaggiare), e il tatto curiosa tra foglie e steli.
Tre sono i giardini, i due botanici di Reykjavik e Akureyri, e un piccolo parco cittadino a Husavik, famosa esclusivamente per i tours all’inseguimento di balene e altri grossi cetacei.
I Giardini Botanici di Reykjavik nascono nel 1961 con lo scopo di proteggere 175 specie di piante locali e promuovere la conservazione e ricerca della flora isolana. Ha una bella collezione di rose botaniche, di erbacee perenni indigene e di altri continenti, svariati esemplari di Sorbi e altre piante da bacca.Ha un giardino roccioso che, pur essendo io una delle più acerrime nemiche del genere, devo ammettere, mi ha sorpreso e coinvolto a tal punto che lo ritengo, ancora a distanza di mesi, uno dei migliori angoli dell’intero Parco.
È, naturalmente, anche un luogo di piacere e svago – in islandese giardino botanico è Lystigardurinn, dove lysti ha la stessa matrice di lustig, in tedesco divertimento. Ha un orto meraviglioso, che i locali chiamano il Gourmet Garden. D’impianto è fedele alla tradizione, le verdure sono coltivate tra fiori da taglio, ornamentali e piccoli frutti. La verdura coltivata è ad uso esclusivo della cucina del Cafè Flora, il bistrot all’interno delle serre centrali, che oltre a piatti incantevoli, ha un fitto calendario di eventi che si susseguono per tutta la durata della bella stagione.

 

Reykjavik Botanic Gardens aiuole delle perenni

Reykjavik Botanic Gardens aiuole delle perenni

Reykjavik Botanic Gardens orto

Reykjavik Botanic Gardens orto

Reykjavik Botanic Gardens aiuole perenni da ombra

Reykjavik Botanic Gardens cafè

Reykjavik Botanic Gardens prati con altofusti

Reykjavik Botanic Gardens filipendula

Reykjavik Botanic Gardens giardino roccioso

La minuscola Husavik, punto di partenza per il whale watching, è un paesino di pescatori (ex). Non c’è praticamente nulla, ma, forse per la sua remota posizione nell’estremo nord est, si respira un’atmosfera di totale astrazione dalla realtà, niente ha impattato l’aria tersa e l’aspetto quasi fiabesco del piccolo borgo. La sorpresa maggiore arriva, come sempre, stando al verde. Lungo il fiume Budara (sembra più un torrente) che attraversa la città, si sviluppa un quieto quartiere residenziale. I giardini privati sono un tutt’uno con il parco urbano ed è forse questa fusione che lo fa apparire ancor più speciale. Fondato nel 1975 da 12 donne del Rotary Club di Husavik, non conserva collezioni particolari, ma conta più di 50 specie di alberi e arbusti e oltre un centinaio di specie di perenni, distribuite con eleganza e sensibilità. Alcuni edifici storici e rovine presenti entro i confini del parco sono stati ”inseriti” nel contesto con grande attenzione e l’anello di congiunzione tra esistente e nuovo ne fa un paesaggio perfettamente riuscito.

 

HUSAVIK

HUSAVIK

HUSAVIK

Akureyri, a nord del paese, è la seconda (e unica) città più importante dopo Reykjavik. Il Giardino botanico, a meno di 15 minuti a piedi dal centro città, è un’altra inaspettata meraviglia, soprattutto non va dimenticato che si trova a solo un centinaio di km a sud del circolo polare artico. L’impianto del parco è del 1912, e nasce come luogo di svago, su decisione di un gruppo di donne locali che fonda nel 1910 la Park Society. Vivono qui gli alberi più antichi del Paese. È solo nel 1957 che viene aperta la sezione botanica, incrementata di collezioni di perenni artiche, orticole, ornamentali, arbusti. Il giardino funge anche da banca del seme in tema di conservazione e scambio di specie resistenti alle condizioni climatiche più estreme. L’ingresso è gratuito e il giardino è aperto fino a tardi le sere estive, l’immancabile Caffè molto accogliente ne fa un’ ancor più piacevole meta.

Akureyri Botanic Gardens Cafè

Akureyri Botanic Gardens Capanno degli attrezzi di fronte alle aiuole delel perenni

Akureyri Botanic Gardens Capanno degli attrezzi di fronte alle aiuole delel perenni

Akureyri Botanic Gardens aiuole delle perenni

Akureyri Botanic Gardens aiuole delle perenni

Akureyri Botanic Gardens aiule centrali lungo i percorsi tematici

“Bambino, ho scoperto i giardini grazie ai romanzi inglesi e francesi che mia madre faceva arrivare dal Continente e che adoperava, dopo averli letti, per insegnarmi le lingue straniere, la sera, accanto al caminetto. Quelle descrizioni di luoghi incantati, carichi di profumi e di fiori dai colori meravigliosi, mi facevano forse sognare? Non proprio. Cosa significavano per me? Se si eccettuava qualche sparuto orto di campagna, non c’erano giardini nella mia isola, battuta senza tregua dai venti. I fiori erano rari, gli alberi rachitici, i paesaggi vuoti.”
Sono battute con cui Jorn de Pércy apre il suo libro “E il giardino creò l’uomo” (ed.Ponte delle Grazie). I giardini che ho appena descritto non esistevano ancora quanto, nel 1912, veniva scritto questo breve ma preziosissimo saggio. Io, con le sue parole, chiudo il mio breve racconto a puntate sull’Islanda, la sua terra e, con trepidazione, ve ne consiglio lettura integrale. Scalderà il cuore. E ringrazio l’amico che me lo ha regalato. Buona Natale.

 

 

 

 

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Giardini in viaggio Laura Pirovano