search

Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Suolo come paesaggio: sintesi delle giornate di studio della Fondazione Benetton

suolo come paesaggio

Giardino Fondazione Benetton, Treviso

Le giornate di studio Benetton sono diventate negli anni uno delle più prestigiose e interessanti occasioni di riflessioni intorno al paesaggio. Molto centrato il tema di questa edizione, tenutasi il 20 e 21 febbraio 2020 a Treviso: suolo come paesaggio e non solo suolo e paesaggio. “Suolo come tessuto connettivo, nutrimento e processo vitale che accompagna la nostra esperienza di vita, dimensione fisica ed estetica nella quale risiede la sostanza dei luoghi abitati e il senso della nostra appartenenza al paesaggio”. Il tema è stato affrontato da relatori appartenenti a diverse discipline, quindi urbanisti, architetti, paesaggisti, pedologi, agronomi, orticoltori…

Come ha detto Luigi Latini, nell’introduzione dei lavori, “il suolo è un supporto su cui si iscrivono infiniti racconti”. E ancora Giuseppe Barbera ha parlato di “suolo come palinsesto che ci racconta l’evoluzione del pianeta sul quale solo negli anni più recenti c’è presenza umana”.
Molti hanno poi citato Čapek, per il quale, non dimentichiamo, “il vero giardiniere non è chi coltiva i fiori, ma chi coltiva la terra e sprofonda nel terreno”.

Suolo con orizzonti ben differenziati nei pressi di Galway, Irlanda. Foto di G. Certini

A parere di Rosario Pavia, urbanista (“Suolo, clima e paesaggio”), il suolo va visto con occhi nuovi, cioè come sistema complesso da cui dipende la vita del pianeta. Dobbiamo imparare a guardarlo nel suo “spessore”.
Cita tre libri importanti che qui vi indico
– Amitav Ghosh, La grande cecità e il cambiamento climatico
– Ulrich Beck, La metamorfosi del mondo
– R. Pogue Harrison, Foreste. L’ombra delle città

Giacomo Certini, pedologo, sottolinea – come prima cosa – il fatto che il suolo è un bene finito, non rinnovabile e che rappresenta il più grande fulcro di biodiversità nel quale è depositato il 90% del DNA del mondo! Passa in rassegna come si forma il suolo, quali sono le sue funzioni principali, parla della straordinatia presenza del carbonio nel suolo, che è il doppio di quella presente nell’atmosfera.

Anna Lambertini, architetto e paesaggista, sottolinea, nel suo interessante intervento, come i suoli urbani rappresentino in particolare un fertile campo di ricerca, di innovazione e sperimentazione per l’architettura del paesaggio.

Vadepied e Gonier dell’agenzia paesaggistica francese Wagon Landscaping, amano “lavorare sull’asfalto” da loro interpretato come una “lavagna nera che nasconde un suolo povero e drenante” che favorisce l’arrivo di piante vagabonde. Hanno presentato diversi progetti urbani di trasformazione di luoghi abbandonati, come l’alpin garden realizzato su una superficie di asfalto alla periferia di Parigi o la trasformazione di un parcheggio in un luogo da vivere in diversi modi, con solo Miscanthus, in una città belga. Tutti interventi veloci, a bassa manutenzione e a low budget, ove si decide di lavorare con suoli esistenti, anche molto poveri che vengono valorizzati.

Giorgio Prosdocimi Gianquinto, cattedra di Orticoltura e Floricoltura a Bologna, dirige l’unico centro universitario europeo sull’agricoltura urbana. Ci ha parlato in primo luogo degli orti urbani e delle ricerche volte a indagare la sicurezza delle coltivazioni orticole urbane confrontate con quelle in campo agricolo. Da queste indagini emerge come, in linea generale, la coltivazione in città sia sicura. Mentre esistono limiti per la coltivazione nei suoli urbani, non esistono per le colture campestri dove i terreni potrebbero essere ricchi di metalli pesanti.

Cembalo Sambiese e Di Gennaro, agronomi hanno fatto a quattro voci un intervento che ha suscitato un applauso davvero di grande calore parlandoci di come curare i paesaggi nella Terra dei fuochi.
Intanto – evviva l’informazione!? – hanno spiegato come, a dispetto di quanto la stampa nazionale abbia parlato di tutto l’ecosistema distrutto, i check up condotti dalla comunità scientifica in collaborazione con le università della Campania abbiano dimostrato che sui 50.000 ettari del territorio di suolo agricolo della Terra dei fuochi solo 30 ettari siano risultati potenzialmente contaminati. La cattiva informazione ha causato tanti danni alla credibilità dell’agricoltura del territorio. I due relatori hanno poi illustrato il caso della rivivalizzazione del territorio dell’ex discarica Resit di Giugliano che sono stati trasformati in spazi di verde pubblico abbelliti dai murales di Jorit e dalle installazioni di land art degli studenti del Liceo artistico di Napoli.

Pileri, urbanista, ci ha parlato dell’ossessione di difendere il suolo (richiamandosi al libro ‘Rovina’ di Simona Vinci).
Intanto in Europa non esiste alcuna direttiva di tutela dei suoli; poi se passiamo alla legislazione italiana, è importante sottolineare come manchi una legge nazionale e come alcune leggi regionali fingano soltanto di fermare il consumo di suolo. Per non parlare dei piani regolatori “infarciti di aree urbanizzabili inutili”.

Per Antonio Perazzi, paesaggista, “il suolo è biologicamente un elemento osmotico che per garantire un equilibrio è soggetto a trasformazioni continue; le piante lo aiutano a mutare: orizzontalmente, verticalmente e nel tempo”. Partendo dal giardino di Derek Jarman Perazzi ha illustrato alcuni suoi progetti.

Non ho seguito il pomeriggio dell’ultimo giorno, perchè ho dovuto partire prima della chiusura dei lavori.

Programma delle giornate http://www.fbsr.it/paesaggio/giornate-di-studio/suolo-come-paesaggio/

 

 

 

 

 

Trackback dal tuo sito.

Lascia un commento

Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.

Giardini in viaggio Laura Pirovano