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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Paesaggi e giardini del Mediterraneo: Barbera e Varotto alla XXXV edizione del Corso del giardino storico di Padova

Albero, foglia e sistema sanguigno accomunati da una dimensione capillare distribuita

Giuseppe Barbera e Mauro Varotto sono stati i relatori del primo incontro della XXXV edizione del corso del giardino storico sul tema dei Paesaggi e giardini del Mediterraneo (programma a questo link https://www.giardininviaggio.it/il-corso-2025-del-gruppo-giardino-storico-tema-il-giardino-mediterraneo/)  .

Per Barbera il Mediterraneo è una sorta di laboratorio del cambiamento climatico, la Sicilia ne è il centro e l’Etna, con la sua strordinaria complessità di ambienti e ricchezza di biodiversità costituisce l’elemento principale con le sue tre zone climatiche: desertica, boschiva, agricola. Barbera cita il Brembo e il suo scritto sull’Etna che costituisce il primo racconto di impronta naturalistica dell’Etna.

La presenza degli alberi costituisce elemento caratteristico del Mediterraneo che li raccoglie da tutto il mondo e gli ulivi ne sono l’emblema ma ormai gli ulivi non sono più caratteristici del Mediterraneo perchè sono ‘saliti’ e ormai, a causa del cambiamento climatico, li troviamo nelle Prealpi venete e in Inghilterra!

Rispetto ai cambiamenti climatici estremi si possono adottare anche soluzioni semplici come ad esempio la diversificazione attraverso la scelta di diverse varietà di mandorli che avranno differenti epoche di fioritura; questo è il contrario del modello riduzionista che adotta una sola varietà per incrementare la produttività. Può essere di ispirazione l’abitudine mediterranea alla sobrietà che nel rapporto con la natura rifugge da consumi eccessivi.

Quanto all’energia rispetto alle due direttrici 1 sviluppo rapido e senza freni delle energie rinnovabili e 2 ritorno al nucleare (fra quanto tempo? e il problema delle scorie?), si è dimenticata la parola chiave del RISPARMIO ENERGETICO, cioè consumare meno ma meglio, cioè non un ritorno indietro ma l’adozione di un nuovo modello di svluppo circolare.
Altro strumento importante l’agoforestry, che finalmente è diventato un progetto europeo, che supera la concezione dell’albero solo come assorbitore di CO2 per restituirgli tutte le funzioni di benessere fisico e psicologico.

Entrando più nei temi che riguardano il cambiamento climatico, Varotto sottolinea il fenomeni del cuneo salino che provoca micro desertificazione, spostamento della fauna e delle coltivazioni verso nord, la salinizzazione e l’inaridimento dei terreni e la mancanza di acqua potabile. Gli animai preferiscono il pascolo notturno con aumento del rischio di predazioni.

Oltre a flora e fauna anche gli uomini cercano la montagna dove stanno salendo i prezzi degli immobili.
Che fare? La mitigazione (riduzione di anidride carbonica e riduzione dei carburanti fossili) richiede tempi molto lunghi, quindi occorre adattarsi investendo sulla conoscenza per formulare con più precisione scenari realistici. Per superare disinformazione e fake news è importante puntare sulla trasmissione delle conoscenze!
Il Mediterraneo può assumere il ruolo di un modello per il futuro, perchè nella sua complessità paesaggistica può aiutarci ad affrontare i rischi del cambiamento climatico.

Nel mondo si continuano a tagliare più alberi di quelli che vengono piantati. Ma nel contempo ci sono situazioni che richiedono, per la gestione del bosco, il taglio degli alberi: non bisogna per questo criminalizzare il boscaiolo!

Il milanese Bosco verticale non può certo essere la soluzione, dato che per compensare l’impronta carbonica di due persone occorrerebbero 800 alberi (veri)

Nella centuriazione romana c’era una corretta pianificazione idrica e di vegetazione alla quale ci si potrebbe ispirare per una centuriazione verde e blu con una intelligente manutenzione dei fossi accoppiandoli alle siepi in alternativa ai tombini. Il modello potrebbe essere una manutenzione diffusa dei fossi attraverso adeguati incentivi ai privati.

 

 

 

 

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Giardini in viaggio Laura Pirovano