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Il blog di Laura Pirovano: appunti di viaggio, segnalazioni di giardini, proposte di plant design

Giardini d’inverno in riviera, di Federica Raggio

Ancora un contributo di Federica Raggio che ci parla del fascino del giardino d’inverno raccontandoci un luogo molto suggestivo: Serre de la Madone, vicino a Mentone.

Nell’immaginario collettivo più automatico i giardini durante l’inverno sono associati a luoghi tristi, malinconici e scarsamente interessanti. Non è affatto così !
E ancor meno lo si può dire se si tratta di giardino mediterraneo.Questa è la stagione in cui tutti i verdi sono più splendenti, luminosi e vibranti; per le piante lontana è la memoria della canicola estiva che costringe ogni forma di vita al letargo per garantirsi sopravvivenza in quei periodi in cui l’acqua è scarsa o del tutto assente e il sole brucia.Alcune spettacolari fioriture autunnali si protraggono fino a questa stagione o proprio nell’aria tersa e fresca dell’inverno cominciano le loro danze isolate.Le infinite tonalità di verdi e le tessiture delle foglie hanno pieno possesso della scena. La vera struttura del giardino su mostra allo sguardo del visitatore. È ciò che succede a poca distanza da noi. È sufficiente raggiungere la riviera ligure di ponente e da Ventimiglia a Nizza è un costante susseguirsi di giardini storici e giardini botanici, la cui massima concentrazione è nella città di Mentone, a pochi chilometri dal confine italo-francese.Qui, su una superficie incredibilmente limitata, si incontrano realtà quasi inimmaginabili.Nel mentonese il clima invernale è particolarmente mite e le estati non sono mai eccessivamente calde. Dalla seconda metà dell’ 800 una combriccola di aristocratici, soprattutto nord europei, tubercolotici ma illuminati e capacissimi di intendere e volere, decise di trasferire la propria dimora in questa regione, fonte di benessere per il corpo e per lo spirito. Le grandi possibilità economiche e l’entusiasmo generato dalla possibilità di sbizzarrire l’estro botanico, diedero avvio alla costruzione di eccentriche architetture (è piena Belle Ecoque) e meravigliosi giardini, spesso finalizzati a luoghi sperimentali per l’acclimatamento di molti generi botanici portati dai tropici.Solo nella città di Mentone, che Guy de Maupassant definì “L’ospedale del mondo e il cimitero fiorito dell’aristocrazia europea”, se ne contano cinque, tutt’ora in ottimo stato di conservazione e aperti al pubblico.

Mi sento quasi di casa a Villa Hanbury, visitata ogni volta che mi spingo fino all’estrema punta del ponente ligure, ma la sensazione di stupore che ho provato il pomeriggio dicembrino quando sono entrata per la prima volta a Serre de la Madone, mi fa sentire traditrice irrazionalmente appagata.
La proprietà è situata su una collina nella Valle del Gorbio, alle spalle di Mentone. Acquistata nel 1924, la villa ha subìto opere di restauro e ampliamento e i giardini sono stati concepiti e creati in un arco di tempo che spazia dal 1924-1939 alla morte del proprietario Lawrence Jonhston, stesso proprietario e ideatore del più celebre giardino di Hidcote Manor, in Gloucestershire UK, ora proprietà del National Trust.Sono la manifestazione di un meraviglioso equilibrio tra architettonico, paesaggistico e libera macchia mediterranea. Lo staff che si occupa della cura del giardino, sembra essere ancora coordinato dal padrone di casa in persona. Alla morte di Johnston, avvenuta nel 1959, è passato per le mani di svariati proprietari che hanno solo minimamente modificato l’assetto originale e dal 1999 è di proprietà del Conservatoire du Littoral, che si avvale di collaborazioni con nomi quali Gilles Clement.Il giardino raccoglie molti temi. Il principale è quello del giardino esotico, tema di grido in quell’epoca. Il tocco di genialità e grandezza di Johnston è stato quello di riuscire a celebrare l’esotico escludendo a priori l’utilizzo di palme (ad eccezione delle poche presenti), simbolo di esotico per i suoi gusti già troppo inflazionato e scontato. …..un po’ come se noi riuscissimo a far capire che il giardino mediterraneo non è fatto di soli olivi e melograni centenari come si vedono svettare da certi terrazzi milanesi…Dal genio del grandissimo conoscitore e studioso della flora tropicale, è scaturita a una incredibile collezione di piante tropicali tra le più insolite.Come se tutto ciò non bastasse, i sei ettari di terreno, parzialmente in pendenza, gli hanno permesso di soddisfare parecchi capricci paesaggistici. Giardino italiano, moresco, oliveti e agrumeti, specchi d’acqua, serre fredde e limonaie, libera macchia mediterranea sono altri temi che l’ardito Johnston ha sviluppato con garbo, sapienza e originalità.Una giornata invernale svela tutta la poesia di un luogo in cui le fioriture diventano sorprese che appaiono all’improvviso all’incedere tra sentieri e viali di questo giardino veramente magico.

giardino della serra fredda gioco d’acqua circondato da esedra inverdita con Podranea brycei e Pandorea jasminoides, anticipa il percorso che conduce alla serra fredda e ad un boschetto di Podocarpus e altre collezioni

il giardino arido e la pergola visto dalla fascia superiore. Si intravvede il “pensatoio” di L.Johnston, un tavolo in pietra e una seduta sotto il magnifico esemplare di Nolina longifolia

Da sotto l’ombra di un carrubo (Ceratonia siliqua) una vasca d’acqua con decori in ciottoli assolve la funzione di riserva d’acqua per i periodi siccitosi. Sullo sfondo la Nolina e l’alto muro del terrazzamento del giardino dei Platani

“Il giardino di verzura” visto dalla sotto l’ombrello-carrubo. Un prato formalmente delimitato da siepe di bosso è cinto da una collezione di Acacie. In gennaio le chiome sono già tutte puntate dai fiori che compariranno a partire da marzo. I giochi di verdi sono uno spettacolo inaspettato.

Una delle due sfingi in terracotta rossa fa da vaso ad una comune felce e sullo sfondo, alla base delle Aralia, Chasmanthe bicolor.

Giardino dei platani o Giardino alla francese è su un piano leggermente ribassato rispetto alla serra calda e la grande vasca. Platanus orientalis e quattro aiuole di bosso compongono un disegno formale con al centro una piccola fontana.

Dalla vasca con la Madonna nascosta dai papiri ancora verdi, si leggono i diversi terrazzamenti che conducono verso la villa attraverso giardini tematici con un’importante collezione di proteaceae e mirtaceae.

La villa “Casa Rocca”. Tecoma capensis, una bignoniacea dalle fioriture generosissime.

La vasca del Giardino moresco in assetto invernale. Il Papiro si sta spegnando e appaiono i vasi delle Nymphaea sp dal fondo dalla vasca svuotata. Una quercia aggiunge una tinta autunnale.

Il dehors sul prospetto sud sotto il terrazzamento del giardino moresco. La macchia gialla è Senecio grandifolius

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Giardini in viaggio Laura Pirovano